lunedì 24 settembre 2007

1) Terza età e oltre. Mio padre. Diagnosi: "Demenza cerebrovascolare"

"Vi sono già zone della mia vita simili alle sale spoglie d'un palazzo troppo vasto, che un proprietario decaduto rinuncia a occupare per intero"*


Mi chiedo dove tu sia ora, papà, ora che guardi altrove e sorridi a qualcuno (o a qualcosa) che non posso vedere.

Demenza cerebrovascolare è un'orribile coppia di parole.

Demenza cerebrovascolare è la tua personale malattia, a detta dei medici, e vuol dire estraniamento, ma ancora mi riconosci, anche se qualche volta cadi fuori dal tempo e mi domandi come stanno tuo padre e tua madre o mi chiedi se vado bene, quest'anno, a scuola...

Penso a come giocavi con i vocaboli, a come mi incantavo ad ascoltarti quando ero bambina e mi insegnavi a leggere,


ora che i vocaboli sembrano giocare con te e ti escono di bocca inaspettati, inappropriati, inattesi...

Ancora una volta mi rendo conto di quanto sia importante quello che mi hai insegnato, ribadendolo spesso:

non bisogna mai perdere la capacità di guardare al mondo con umorismo, occorre usare sempre l'arma dell'ironia e guardare con ironia anche a se stessi... e ora, sulla tua carrozzella, sai divertirti e divertirmi e, consapevole, negli sprazzi di lucidità rimasti, della tua confusione, non t'arrabbi, ma ridi...

"Quanti anni ha professore?" ti domanda l'infermiera
"Non lo so... ma non mi pare grave averlo dimenticato!" rispondi sornione;
"Suo padre mi ha detto che faceva il carrozziere" mi racconta la moglie di un nuovo ospite della Residenza per anziani in cui abiti, e io scoppio a ridere, sapendo quanto eri negato per i lavori manuali di qualsiasi tipo, tu che ignoravi come fosse fatto un motore...
"Che mestiere facevi,papà?" ti domando allora, e tu:
"Oh, e chi si ricorda... è passato così tanto tempo..."
e poi, rivolto alla signora
"chieda a mia figlia, lei lo sa e se glielo dice lei,può stare tranquilla che non sbaglia!".

Più tardi canticchi "
Oh che bel mestiere fare il carrozziere" e allora capisco. Deve esserti tornato in mente quel brano, così hai risposto quello che quell'aria ti suggeriva...
chissà, la prossima volta ricordando "Figaro" uno dei tuoi pezzi preferiti, potresti asserire d'essere stato barbiere... e come darti del tutto torto?
Non hai sempre detto che siamo quello che facciamo ma anche quello che immaginiamo e che amiamo?

Siamo fatti di ricordi, impastati di desideri e di sogni...

Demenza cerebrovascolare...
l'inizio di un percorso lungo il quale ti accompagno come posso, ripetendoti più volte le stesse buone notizie, perché ti rassicura sapere che tutti stanno bene, perché anche adesso sei attento agli altri e trascorri molto tempo osservando le persone che hai intorno.

Chiami "bellissima" ogni infermiera, ogni assistente, ascolti gentile le persone, poi ti volti e mi sussurri: "Boh... non ho capito niente!..." ma la faccenda non ti turba affatto.

Quante fiabe mi hai raccontato, quando ero bambina!
Ecco, adesso tu vivi in una di loro...
C'era una volta un castello incantato con mille e mille stanze... in ogni stanza era racchiusa una storia, suonavano musiche diverse, danzavano diverse emozioni... ad una ad una però, lentamente, oggi si spengono le luci delle stanze di quel castello.
Quando un locale rimane al buio, l'uomo dai grandi occhi azzurri che chiamo papà lo chiude a chiave e non vi entra più e tutte le emozioni che sono racchiuse là dentro, immerse nell'oscurità, sfumano piano piano,sino ad estinguersi.

La tua bella mente non ricorda più tante cose, ma non importa, papà. Ho scritto queste righe perché ti voglio bene e perché continuerò a comunicarti così quello che non posso più dirti.

Sto imparando, papà. Sto imparando tanto, da te e da altre persone che ho imparato a conoscere usando lingue diverse che non si fermano di fronte all'illogicità e all'assurdo.

Ho una figlia che faceva la modista e con lei parlo di nastri e cappelli, perché lei è ancora nel suo negozio, e mi chiama "mamma" ed è felice quando la avvicino, e cuce, cuce, e unisce stoffe, aggiunge paillettes colorate... anche se a chi guarda pare una vecchina cieca in carrozzella.

Ho un'amica che ha ancora, che ha sempre vent'anni e ogni mattina si mette un fiocco tra i capelli perché le piace essere bella per il suo fidanzato che prima o poi smetterà di fare il soldato e tornerà a casa, anche se a chi guarda lei pare proprio una signora molto,molto anziana coi capelli bianchi.

Mi spiace che sia difficile comunicare con altre persone coinvolte nello stesso viaggio, in compagnia di chi ha come te una demenza cerebrovascolare o magari l'Alzheimer.

Spero che questo blog possa diventare un luogo d'incontro, dando a chi lo desidera e vive situazioni simili alla mia la possibilità di scambiare opinioni, impressioni, esperienze; mando a tutti, sin d'ora, un abbraccio, perché so che non è semplice, perché so che capita di sentirsi soli, incompresi, spaesati...


*da"Memorie di Adriano", Margherita Yourcenar, Einaudi

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