mercoledì 31 ottobre 2007

Cannibalizzato?

Due giorni fa sparisce la vecchia moto parcheggiata sotto casa.
Fatta la denuncia a carabinieri e assicurazione, il giorno dopo la ritrovo, visibilmente danneggiata (hanno rotto lo spoiler per cercare di avviarla, credo).
Mi è sembrata bellissima una definizione che ho letto nel verbale di ritrovamento.
Alla voce "Stato del veicolo", c'è scritto: "cannibalizzato"...

sabato 27 ottobre 2007

6) Terza età e oltre. Mio padre. Parole come farfalle


Oggi mio padre era confuso.

Mi ha chiesto come sta il suo fratello minore, gli ho risposto che sta bene e lui ha domandato: "Ma io lo conosco? Voglio dire... approfonditamente... intendo... io...".

A quel punto ho compreso che, ancora una volta, le parole giuste per esprimersi erano fuggite chissà dove nella sua mente, farfalle leggere confuse tra i fiori dei suoi mille ricordi.

Un giorno, parecchio tempo fa, è riuscito a spiegarmelo, quando ancora la demenza non aveva fatto questi danni, ma cominciava la sua lenta, inesorabile opera: "Vedi, a volte" mi aveva detto "mi mancano i vocaboli, me ne escono di bocca altri, rispetto a quelli che cerco..." "Faremo come il tenente Colombo, papà! Li cercheremo insieme" gli avevo risposto sorridendo, che allora mio padre guardava ancora quei telefilm alla televisione e gli piaceva seguirne le storie. Lui mi aveva sorriso sereno, perché in una cosa non è cambiato e, credo, non cambierà mai: la capacità di non drammatizzare, la voglia di volgere tutto in positivo, anche quando non è facile farlo.

Ieri era tutto storto sulla carrozzina.
Tende a cadere di lato, ultimamente.
L'ho guardato canticchiando "Evviva la torre di Pisa che pende che pende e che mai non vien giù..".
Una persona con un altro carattere si sarebbe risentito; lui è scoppiato a ridere e si è messo a sedere diritto.

Mi sono ripromessa di non usare mai toni diversi da quelli abituali, perché se diventassi protettiva e mielosa, allora sì che lo offenderei...
Grazie papà, perché sei sempre, perché sei ancora, l'uomo che mi ha insegnato che

"chi non ride, non è una persona seria"

Infanzia. 3) Qualche vita fa...


E ripensi a quando eri bambina.

E' bastato un odore, quello, inconfondibile, della coccoina, miracolosamente apparsa nel cassetto della scrivania, per tornare a pomeriggi lontani, trascorsi incollando figurine su album sempre più spessi, le doppie legate con un elastico, che poi le portiamo in cortile e si fa cambio con gli amici.


Il mondo disegnato col gessetto per terra, le partite interminabili (si continua domani!), i ghiaccioli arcobaleno e quelli alla fragola che fanno da rossetto e ti ritrovi con due labbra scarlatte fino a sera, la polverina di carnevale che fa starnutire e quella, terribile, che causa insopportabili pruriti, e le focacce enormi, unte, e il resto che il panettiere ti dà sempre in golia, e i primi silenzi interminabili nati da uno sguardo più lungo di lui, lui che adesso ti piace e che di certo sposerai, un giorno, quando tutto sarà bellissimo, l'abito col velo bianco lungo lungo, i fiori, e poi tanti bambini...

Una vita, mille vite, da allora, perché un mese da bambini è lungo due anni e poi arriva la fine delle scuole medie e la mia famiglia trasloca, e addio cortile, e addio ai vecchi amici che non rivedrò, e Fabrizio, l'ultimo pomeriggio, suona la chitarra e mi dedica una vecchia canzone e io penso che non si possa essere più tristi di come mi sento in quel giorno caldo di inizio estate, e ancora non lo so, ma con quell'estate se ne andranno anche le mie certezze bambine, se ne andranno i miei sogni di veli bianchi da sposa e molte illusioni, per far posto ad altri sogni e a illusioni diverse.
Ma, questa, è già un'altra storia.

venerdì 26 ottobre 2007

Rai Uno, ore 11

Ieri mattina, verso le undici e un tot., ho assistito a una scenetta davvero folle: il presentatore, Alessandro Di Pietro, se la stava prendendo col Governo che, a suo dire, colpisce le povere vecchiette indigenti e le famiglie, invece di andare ad indagare fra i professionisti evasori: per comprovarlo, asseriva che verranno fatti accertamenti fiscali nelle case di chi consumerà più energia elettrica del solto.

Immagino questo avverrà qualora i consumi aumentino in modo esponenziale, facendo dubitare che non si usufruisca di un alloggio come abitazione privata , ma magari lo si utilizzi invece per attività non dichiarate; Di Pietro però insisteva: "Perché colpire la signora anziana che magari si addormanta col televisore acceso? Perché colpire chi, magari, ha una misera pensione di 500 €. al mese? Perché prendersela con le famiglie?".

Intanto venivano inquadrati i visi delle signore presenti tra il pubblico e i loro mormorii di protesta.
Chiedo: "Perché chiamare questa informazione?"
Sono davvero arrabbiata.

mercoledì 24 ottobre 2007

Cercare casa: seconda parte


Ho la fortuna di possedere già un'abitazione e la devo vendere per poterne acquistare un'altra, in una zona diversa.
Nella cassetta della posta, qualche tempo fa, avevo trovato un volantino in cui un'Agenzia Immobiliare mi informava che numerosi suoi clienti stavano cercando un alloggio proprio nei paraggi di casa mia, e che mi sarebbero stati grati qualora li avessi contattati.
Un segno del destino? Il mio periodo fortunato?
Chiamo l'Agenzia. Sono disponibili e gentilissimi. Arrivano in due, dopo poche ore. Sembrano entusiasti di tutto: ubicazione, disposizione dei locali, arredamento... persino il colore alle pareti li fa impazzire: trovano le pareti bianche raffinnatissime; quelle colorate poi, combinazione vuole siano proprio della loro tinta preferita.
Cinque minuti dopo il loro ingresso comincio a pensare che la dea bendata mi abbia preso in simpatia: ho beccato agenti con un gusto sopraffinno (non fanno che tessere le mie lodi da arredatrice..) che mi garantiscono una vendita veloce al prezzo che desidero, e si complimentano pure con me per l' onestà testimoniata dalla cifra che chiedo!
Ribadiscono, il viso serio, gli occhi luccicanti, che di certo a quel prezzo venderò piuttosto in fretta, poi aprono una bella cartelletta nera in similpelle e mi chiedono di apporre una firma che permetterà loro di proporre l'alloggio in esclusiva, "una formalità" per rassicurare il futuro acquirente, vista la loro ben nota serietà, "il nostro nome è una garanzia!", mi ripetono; inoltre, così facendo, mi libererò dalle inutili, invadenti telefonate della loro concorrenza che potrebbe propormi un aiuto per vendere la mia meravigliosa casetta.
Firmo contenta. Il bello arriva dopo.
Cominciano le visite. La prima è di due ragazzi molto giovani (più o meno coetanei dell'agente che è tornato per mostrare loro la casa). Sono entusiasti quanto lui, e lo dimostrano con commenti grazie ai quali li saluto convinta che li rivedrò presto dal notaio per il compromesso.
Certo, riflettendo, trovo strano che a un certo punto l'agente abbia dato loro amichevolmente del tu, per poi correggersi e tornare formale: sarà dovuto alla vicinanza d'età?
Se avete fatto, come me, questa ipotesi, disilludetevi subito: i ragazzi non stavano affatto per sposarsi come mi avevano raccontato, e i loro genitori non erano affatto in trepida attesa di aiutarli a comprare casa mia.
Trattavasi infatti, dei migliori amici del mio agente che gli stavano dando una mano per provarmi che esistevano davvero i famosi "clienti potenziali".
(Un consiglio: appena i potenziali clienti se ne vanno, appostatevi muti con la cornetta del citofono sollevata, in attesa. Ho appurato che, due volte su tre, le persone che hanno lasciato casa nostra, varcato il portone, si lasciano andare in simpatiche frasi rivelatrici. Ad esempio, a me, in questo caso, è capitato di sentire il simpatico agente mormorare: "Vi devo un favore, ragazzi, siete stati perfetti! Questa c'è cascata in pieno!").
Poi, sono trascorsi lenti i giorni, senza che nessuno si facesse più vivo.
Quando l'agente mi ha portato finalmente altre persone in visita, queste hanno cominciato a propormi cifre molto lontane (per difetto,ovviamente,) da quella pattuita.
Dopo che se ne sono andate, il simpatico agente è tornato a visitarmi per spiegarmi che certo, "l'appartamento è simpatico, ma le piastrelle del bagno sono fuori moda e poi e' tutto un po' da rivedere, bisogna riconoscere che ha bisogno di una sistematina, e anche l'esposizione, che vuol fare, è quella che è, troppo sole con queste estati calde non è il massimo, e la zona, sa, non è la più appetibile: troppo decentrata... Adesso è anche difficile vendere, perché si prevede una fase in cui i prezzi, per gli alloggi di questa metratura, scenderanno, e tutti ne sono informati e rimandano gli acquisti, e il prezzo sinceramente è proprio un po' altino... tenga conto che la disposizione dei locali è vecchiotta...".
In pochi minuti la mia meravigliosa casetta, tanto decantata che mi stavo chiedendo se valesse davvero la pena di traslocare, mi è stata descritta come superata dai tempi, scomoda, indesiderabile.
Insomma: se prima il mio alloggio faceva l'effetto di Riccardo Scamarcio alle ragazzine (o, se preferite, di Richard Geer alle signore), adesso è diventato di colpo un Mickey Rourke imbolsito e liftato, o, a scelta, un Michael Douglas dalla faccia tirata e inespressiva.
Ho capito una cosa: firmare un contratto di vendita con un' agenzia immobiliare è un po' come firmare un atto di matrimonio.
Meglio pensarci bene, perché può accadere che, nel giro di pochissimo tempo, la persona che ti pareva gentile, sincera e colma di entusiasmo, si trasformi in un essere che manca di tatto e non guarda più con lo stesso sorriso di prima ogni cosa che fai o gli proponi.

martedì 23 ottobre 2007

"Si è sempre lo straniero di qualcuno".*1)

La convinzione che “ogni straniero è nemico giace in fondo agli animi come una infezione latente; si manifesta in atti saltuari e incoordinati, e non sta all’origine di un sistema di pensiero. Ma quando avviene, quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora, al termine della catena, sta il Lager”.

*1)Tahar Ben Jelloun "Il razzismo spiegato a mia figlia", Bompiani.

*2) Primo Levi "Se questo è un uomo", Einaudi.

Poesia per un amore


Ancora una poesia di Nazim Hikmet, come già in un mio altro post, per regalare a tutti i visitatori del blog la struggente armonia di questi versi.

Ogni tanto bisognerebbe proprio fermarsi ad ascoltare. Ascoltare quello che sentiamo quando stiamo vicini alla persona amata, ascoltare quello che lei ci racconta e i suoi silenzi, ascoltare i nostri ricordi e i ricordi dell'altro, ascoltare un poco i rumori della vita, intorno... Hikmet riesce a farlo, e a tradurlo in parole musicali, lievi come la brezza della sera.

Berlino, 1961*

Nelle mie braccia tutta nuda
la città la sera e tu
il tuo chiarore l'odore dei tuoi capelli
si riflettono sul mio viso.

Di chi è questo cuore che batte
più forte delle voci e dell'ansito?
è tuo è della città è della notte
o forse è il mio cuore che batte forte?

Dove finisce la notte
dove comincia la città?
dove finisce la città dove cominci tu?
dove comincio e finisco io stesso?

*Nazin Hikmet, 34 poesie d'amore -I Miti-, Mondadori.

lunedì 22 ottobre 2007

Infanzia. 2) Educazione sessuale: "il comincio"...


Mio figlio ha cinque anni quando sale sul lettone, una mattina, e mi dice: "Mamma, io ho capito come nascono i bambini, però so da dove escono, ma non.. come fanno a entrare!". "Tutto ha inizio con un seme, solo che non viene portato da un ape, ma è un seme del papà..." inizio, poi mi dilungo sulla gravidanza, sulle emozioni del parto e su quanto sia bello avere un figlio. Mi sento quasi un genitore perfetto.
La piacevole sensazione dura poco: due giorni dopo apro la porta a mio figlio che sale le scale al rientro della scuola materna e lo sento borbottare, zainetto in spalla, "Povera mamma!" Povera, povera mamma!...". "Perché dici così?"chiedo stupita, e lui serio: "Oggi abbiamo fatto l'orto. Ho visto sai, la maestra, coi semi e con quella grossa vanga!"

Forse sono stata un po' approssimativa...

Lo faccio entrare e gli spiego tutto per bene, con chiarezza di particolari, sottolineando come l'atto sessuale sia bello e piacevolissimo, se ci si ama, perché voglio evitare si interroghi, come me da bambina, sul perché la donna accetti quella specie di tortura (così m'era sembrato fosse il fare l'amore, quando me ne aveva parlato, rispondendo alle mie domande, incredibilmente imbarazzata, mia madre).

Due giorni dopo andiamo insieme a prendere il pane.
Il negozio è pieno di gente.
Mio figlio mi guarda e mi domanda, con la sua bella vocina squillante: "Allora mamma, questo bambino lo hai fatto o non lo hai fatto?". Tutti cominciano a sorridere e a guardarmi, incuriositi, la pancia.
Tendo gli addominali, a scanso di equivoci e rispondo, nell'improvviso silenzio generale: "No, tesoro! Non aspetto nessun bambino. E poi ti ho detto che ci vuole un po' di tempo per accorgersene e nove mesi perché...".
A questo punto lui mi interrompe e sbotta: "Ma sì, non dico quello... dico "il comincio"... quello che mi hai spiegato che è bello e piace molto a te e anche a mio papà! Quello dico: allora, l'hai fatto oppure no?"...

sabato 20 ottobre 2007

A tutti gli autori di blog

Possiamo stare tranquilli: non dovremo chiudere, né pagare tasse sul nostro blog, né temere censure: leggete qui.. :)
http://www.paologentiloni.it/

5) Terza età e oltre. Mio padre. Un regalo inaspettato


Tra i libri e i quaderni di mio padre ho trovato un volume con la copertina di cartone ingiallita dal tempo. L'ho aperto e mi sono commossa. Ho scoperto un tesoro che ignoravo esistesse: una specie di diario in versi che papà iniziò a tenere da adolescente e su cui continuò a scrivere per molti, molti anni.

Papà, adesso che la tua mente è un universo difficile da esplorare, in cui nomi e tempi e visi si sovrappongono, si confondono, si perdono, adesso che non posso più comunicare con te come una volta, perché tu sei caduto fuori dal tempo e non hai più che residui di memoria, scopro com'eri, ritrovo chi sei stato, ascolto confidenze che non mi hai mai fatto.
Non posso raccontarti nulla, a riguardo, ma sono contenta di scriverne qui, per chi non conosco e magari avrà voglia di leggere.

Quelle che seguono sono poche righe scritte per me, nata da poco, e mi sconvolge, papà, la tua inaspettata, sconosciuta, inattesa tenerezza:

"Non so, se a capo della tua cuna
un grande angelo
raccoglie le sue

ali bianche. Ma se la favola è vera
io gli offro
il mio cuore

perché lo trafigga

dei tuoi dolori futuri".

E un po' mi vergogno d'averti reputato per anni il padre simpatico che molti miei coetanei trovavano essere "un genitore ideale" ma che a me spesso pareva sfuggire alle proprie responsabilità, troppo "amico" per dare consigli e pareri, alle volte incosciente nel suo eterno, dichiarato ottimismo.
Il tuo insegnarmi a sorridere alla vita non nasceva dalla negazione del dolore, ma da un amore che voleva farsi scudo contro le sofferenze del mondo.

Erba in bocca?!?

Ma solo a me la pubblicità di un dentifricio in cui ci viene chiesto che effetto ci farebbe avere in bocca delle erbe richiama
a) Bob Marley e la Giamaica
b) sorrisi con orribili residui di insalata e prezzemolo tra i denti?...

mercoledì 17 ottobre 2007

Infanzia. 1) Saggezza infantile


Dialogo mattutino con bimbo di tre anni:

"Buongiorno! Oggi purtroppo piove, non è una bella giornata,ma..."

lui mi interrompe sorridendo:

"Perché? E' una bella giornata... di pioggia!"

martedì 16 ottobre 2007

Cercare casa: prima parte.

Gli agenti immobiliari, almeno qui dalle mie parti, sono individui particolari.
Essi si dividono principalmente in:
  1. Affiliati in franchising
  2. Non affiliati in franchising
Gli appartenenti alla prima categoria sembrano bancari di una volta: completo rigorosamente blu scuro (raramente grigio fumo di Londra), camicia, possibilmente bianca, cravatta a disegnini piccolissimi, regimental o, per i più creativi, paperotti.

Gli appartenenti alla seconda categoria sono vestiti con più fantasia: si spazia dal modello "seguo l'ultima tendenza, ma sono un bravo ragazzo, quindi ti rassicuro col capello a posto" al modello "mi sono messo addosso quello che mi è capitato sottomano tanto se vuoi la casa te la prendi lo stesso".

Il problema non è il loro abbigliamento, franchising o no: il problema è il loro particolare linguaggio.

Abito in una zona sulla Costa. Ho imparato che:

se una casa è sperduta, lontana da negozi e mezzi pubblici, e quando la vedi capisci perché nessun altro s'è azzardato a costruire su quella collina brulla e argillosa, in cima a una salita impossibile, loro la definiscono: "abitazione perfetta per gli amanti della quiete e della tranquillità, un vero Paradiso perduto" (garantisco che mi è stato proposto un rustico, modello "cosa rimane dopo un terremoto", in un luogo che i nostri nonni avevano saggiamente chiamato "La valle dei lupi": evidentemente a loro tanto paradisiaco il posto non pareva, visto che dubito avessero scelto quella denominazione in preda a passioni ecologiste);

se una casa è ubicata su un dirupo e, affacciandoti alla finestra, hai una sensazione meravigliosa, ma solo se ami il bungee jamping, perché scorgendo la vallata incolta sotto di te vieni preso da un senso immediato di vertigini e ti pare che ti manchino le fondamenta sotto ai piedi, loro affermano che "il luogo è davvero particolare; si gode di una vista impagabile" (Attenzione:"vista impagabile" è spesso assoluta garanzia di costruzioni in vetta a monti e colline; la variante è "vista mare!" e lontano lontano in effetti, se non siete miopi potete scorgere una strisciolina d'un azzurro intenso più intenso del cielo e sognare la spiaggia...);

se l'appartamento è "ideale per una giovane coppia" non pensate a niente di romantico: il microscopico bugigattolo (loro sono certi che, amandovi da poco tempo amiate stare vicini vicini...) è al quinto, sesto piano di un condominio senza ascensore e senza riscaldamento;

se vi dicono "Ideale per le vacanze" significa che dormirete in un divano letto nell'accogliente soggiorno angolo cottura e che potrete aprire il pratico tavolo pieghevole solo quando il divano letto sarà perfettamente rifatto; l'armadio scorrevole a due ante vi aiuterà a scartare tutti i capi d'abbigliamento che non vi sono proprio indispensabili, anche perché dovrà contenere anche la biancheria di casa e, nel pratico angolo cottura, preparerete pranzi frugali veloci (non c'è alcun piano d'appoggio), sempre che, naturalmente, tavolo e divani siano chiusi;

se si dilungano in spiegazioni circa la disposizione delle stanze, ma non accennano all'esposizione della casa... è perché metà delle finestre si affacciano sul muro del condominio di fronte e l'altra metà dà direttamente sulla tromba delle scale;

se l'appartamento è "da personalizzare", preparatevi: cade a pezzi! (E' praticamente inabitabile, prima di averlo fatto ristrutturare completamente);

se vi invogliano parlandovi di "piccolo giardino terrazzato", non fatevi illusioni: trattasi di alloggio al piano terra con un marciapiede davanti alla porta finestra di un locale, che loro, anime poetiche, amano chiamare così;

se vi dicono che l'alloggio "gode di due terrazzi" non cominciate subito a sognare paradisi verdi di piante e cene sotto le stelle, perché nella mia zona chiamano "terrazzo" il balconcino dove al massimo potete mettere una sedia e appendere un vasetto di gerani... Come chiamano allora il terrazzo? Ma terrazza, naturalmente!

Se infine non parlano di case o appartamenti, ma di "soluzioni abitative" diffidate: non è perché vogliono dimostrare di possedere un lessico moderno. In tal caso
  • o non riescono a definire quanto stanno per mostrarvi con la parola "casa" neppure mettendoci tutta la loro volontà
  • o la "soluzione" in questione è cara, incredibilmente cara, ed è la soluzione migliore solo per chi ve la propone e spera, vendendola, di risolvere il proprio problema provvigioni per i dodici mesi seguenti.
(il seguito nel prossimo post... )

lunedì 15 ottobre 2007

Siamo tutti africani

Sul blog di Grillo www.beppegrillo.it è apparso un post sulla violenza alle donne che non mi è piaciuto:

"Stupro libero. Il salto di qualità con lo stupro di una volta è finalmente avvenuto. Non poteva essere altrimenti in un Paese allo sbando. I luoghi dello stupro non sono più i vicoli bui, i parchi a notte fonda o i luoghi malfamati. Sono le fermate dell’autobus a mezzogiorno, i sagrati delle chiese, il bidone dei rifiuti quando si scende a buttare la spazzatura.
E’ forse un segno dei tempi? Un altro tabù infranto? Una nuova fase della liberazione sessuale?
Dove sono le donne? Le femministe superstiti? Le associazioni? Perchè non intervengono? Perchè non bloccano con i cortei le città come una volta?
Un tale disprezzo verso il corpo femminile non si era ancora visto in questo Paese. La donna è diventata un oggetto da penetrare nel sedile posteriore di una macchina a Bologna, da trascinare con un cappio in un rudere a Milano o da picchiare e possedere su una scalinata a Spresiano. Tutti i giorni. Alla luce del sole.
Per proteggersi bisognerà introdurre la cintura di castità da passeggio? Imbruttirsi con una maschera alla barbabietola? Simulare gravi difetti fisici?
Lo stupro sta diventando epidemico. L’analisi dello sperma dello stupratore in ospedale una routine. Tette, vagine e sederi sono presenti in tutti i programmi e in tutte le pubblicità.
Se questa è la parità sessuale, se questo è il rispetto verso la donna, allora preferisco il burka"

Dò per scontata la buona fede di Grillo.
Qualunque persona di buon senso condivide la rabbia per la violenza ogni giorno perpetrata contro le donne.
Qualsiasi persona di buon senso è stanca della mercificazione dei corpi siliconati, ritoccati, esposti su giornali e televisioni.


Se Grillo scrive così, ha gioco facile nel garantirsi una folla vociante al seguito,
ma non ci si può permettere di essere superficiali se non si vuole cadere in un inutile, vecchio, fastidioso, pericoloso qualunquismo.
Mi pare che questo suo post sulla violenza alle donne, approssimativo, con un finale volutamente provocatorio, sia come una musica di sottofondo in un film di Dario Argento: alimenta tensione, ma poi?

Il risultato è la marea di commenti razzisti che vede nello straniero il grande colpevole (e, alle volte, se la prende anche con gli italiani, se meridionali...).

Mi piace, a riguardo, la precisazione contenuta nel commento di "mr caso" che riporto qui sotto:

"UN CONTO E' IL PERICOLO REALE E UN CONTO E'IL PERICOLO PERCEPITO.

IL PERICOLO PERCEPITO si basa soprattutto su quello che ci propinano i mezzi di informazione per fare ascolto con notizie terribili ma che non rispecchiano assolutamente i dati reali del fenomeno.

DATI REALI:
INDAGINE ISTAT 2006 SULLA VIOLENZA e i maltrattamenti
contro le donne dentro e fuori la famiglia
1)
IL 69,7% DEGLI STUPRI, INFATTI, È OPERA DI PARTNER O EX:
il 55,5% degli ex partner, il 14,3% del partner attuale, il 17,4% di un conoscente. Solo il 6,2% è stato opera di
estranei .
2)
SOLO IL 9% DELLE DONNE DENUNCIA LO STUPRO SUBITO'
Secondo il rapporto delle Direzione delle
Carceri
3)
mediamente
per chi commette una VIOLENZA SESSUALE la pena da scontare in carcere è di 2 ANNI 2 MESI
4)
(Fonte Istat 2006) CIRCA 1 MILIONE di
donne ha subito stupri o tentati stupri NEL CORSO DELLA VITA (4,8%)

LO STUPRO COME FENOMENO DA ADDEBITARSI ALLO STRANIERO E' "STATISTICAMENTE" UNA NOTIZIA FALSA E FRUTTO DI UN'AZIONE DI DISINFORMAZIONE."


Segnalo un numero interessante, ancora reperibile in molte librerie, di Micromega, (febbraio 2007) con un illuminante saggio sulle "razze" di Guido Barbujani dal titolo "Perché non possiamo non dirci africani" a tutti gli autori di commenti razzisti: lo scrittore,famoso genetista, spiega come tutti noi sulla Terra discendiamo da un ceppo che ha avuto origine in quel continente.

Ho trovato estremamente significativo e anche piuttosto divertente quello che Barbujani racconta:


"I bribri della Costa Rica distinguono due razze: i bribri (uomini) e gli na (cacca). Questa distinzione è arbitraria tanto quanto qualunque tentativo di distinguere le razze umane".




sabato 13 ottobre 2007

4) Terza età e oltre. Mio padre. All'ospedale

Mi telefonano che papà è stato male. Quando arrivo, attorno a mio padre ci sono due infermiere e le assistenti.

Una ragazza mi abbraccia e mi dice che devo avere coraggio.
Papà e rigido e ha la faccia paonazza, gli occhi chiusi.

"Tranquilla,sta arrivando l'ambulanza", mi dicono.
Corro fuori e grido "Codice Rosso!" sperando che facciano presto.

Come sempre, quando ho paura divento stranamente razionale.

Torno da papà. Un'infermiera gli sta dando degli schiaffetti, con la mano leggera, mentre lo chiama per nome.

Ad un tratto, mio padre fa un lungo sospiro.
"Cantami qualcosa, cantami qualcosa..." gli chiede un'assistente. E papà apre gli occhi. E, inaspettatamente, con un filo della sua bella voce intonata, sussurra: "...Te si fatta 'na veste scullata...".

Ha sempre adorato le canzoni napoletane. Ho le lacrime agli occhi.

Un istante dopo siamo sull'ambulanza.
Sorrido e parlo allegra, mentre azionano la sirena, perché so che mio padre non vuole vedere visi tristi,
"Non possiamo cambiare la realtà, ma possiamo trasformarla guardandola con occhi diversi" mi ha insegnato, e anche "Cerca sempre di sorridere alla vita, perché così starai meglio e farai stare meglio chi ti avrà vicino"...
Non appena papà riprende un colore normale gli propongo: "Cantiamo qualcosa insieme?" "Buona idea!" mi risponde, e cominciamo " ...t'aggio vuluto bene a te! Tu m'hai vuluto bene a me.. mo nun ce amammo cchiù ma vvote tu, distrattamente pienze a me.....".

Papà canta e sorride. Io canto, e sorrido, e mentalmente lo ringrazio per quel pizzico di follia che mi ha trasmesso e che mi aiuta ad andare incontro a ogni giornata gustandomi il solo fatto d'esistere come una opportunità grande.

Quando arriviamo all'ospedale un volontario dell'ambulanza che ci ha accompagnato mi dice: "E' la prima volta che trasportiamo una persona e un parente che invece di lamentarsi o di piangere cantano insieme..."

Flebo, tac, ricovero: la solita trafila, ma anche questa volta mio padre ce l'ha fatta! Adesso devo solo aspettare di vedere cosa avrà cancellato dalla sua memoria questo nuovo attacco ischemico. Ogni volta una piccola parte di lui, del suo passato, delle sue emozioni, se ne va.
Non è facile.
Non è affatto facile.
Ma non importa. E' già una grande fortuna che lui non abbia dolori e che il suo bel carattere allegro e ottimista non venga intaccato dalla malattia.

Ti voglio bene, padre, e lo scrivo stassera anche se tu non leggerai queste righe.
Ti voglio bene e ho imparato a conoscere e ad amare tante persone che stanno compiendo il tuo stesso percorso.

Demenza "de mens, mentis..." fuori di mente... Abbiamo viaggiato tante volte, quando ero piccola e mi portavi altrove, nelle fiabe che mi raccontavi, nelle storie che sapevi inventare... adesso in un altrove stai piano piano incamminandoti e sono contenta di poterti stare vicino.

venerdì 12 ottobre 2007

Riordinando

Una crede di comportarsi in modo razionale. Scrive post sull'importanza del soffermarsi a riflettere e sui pericoli di un pensiero superficiale. Cerca di farsi condizionare il meno possibile. E possiede, in ordine sparso:

per garantirsi un'ottima forma fisica senza andare in palestra (così gli orari li decido io!)
  1. uno stepper usato una volta, comprato perché era in offerta e occupava poco spazio (su cui ora sale solo il gatto che lo trova comodissimo per pisolini in solitudine)
  2. una cyclette arrugginita di cui m'ero anche dimenticata, dato che, dopo soggiorno breve in camera da letto, diventata presto mero ricettacolo di polvere, è finita a ingombrare mezza cantina
  3. due manopole di pesi che sollevo solo quando riordino in ripostiglio (e temo ciò non sia sufficiente, come esercizio per i bicipiti)
per cucinare delizie in poco tempo (così dentro so cosa ci metto...)
  1. una buffa gelatiera rossa con cui ho preparato una volta una specie di sorbetto molle a base di panna e, nel mio ultimo esperimento, una massa blobbosa al cacao, con grumi gelati all'interno
  2. un tritaghiaccio rivelatosi inutile per creare granite, produttore di cubetti taglienti, veri piccoli iceberg spaccadenti
  3. un piatto ovale (denominato "pesciera") pensato probabilmente per un tonnetto intero, visto che, una volta portatolo a casa, mi sono resa conto che non entra nella dispensa
  4. un aggeggio non identificato (ovviamente è subito scomparsa la confezione con le istruzioni per l'uso). Trattasi di affare in plastica rossa dalle dimensioni contenute che ho appurato non essere uno spremiaglio, non servire né per tritare, né per grattugiare alcunché (ma resterà ospite in un cassetto ancora a lungo poiché non ingombra poi tanto)...

giovedì 11 ottobre 2007

Poesia per un giorno d'autunno


Oggi è un'altra stupenda giornata di sole e pare quasi estate.

Ma gli alberi stanno perdendo le foglie e qualche refolo di vento più fresco mi riporta all'autunno.

Dedico a tutti una poesia che amo molto.



Veder cadere le foglie


Veder cadere le foglie mi lacera dentro

Soprattutto le foglie dei viali

Soprattutto se sono ippocastani

Soprattutto se passano dei bimbi

Soprattutto se il cielo è sereno

Soprattutto se ho avuto, quel giorno,
una buona notizia

Soprattutto se il cuore, quel giorno,
non mi fa male
Soprattutto se credo, quel giorno,
che quella che amo mi ami

Soprattutto se quel giorno
mi sento d'accordo
con gli uomini e con me stesso.

Veder cadere le foglie mi lacera dentro

Soprattutto le foglie dei viali
dei viali d'ippocastani.

Nazim Hikmet


Nazim Hikmet è edito da Mondadori.
Un anno o due fa è uscita una bellissima edizione delle sue poesie, ricca di foto suggestive in bianco e nero: un volume ben fatto a un prezzo molto basso, in un simpatico, piccolo formato e una bella copertina rigida

Ma davvero ogni persona iscritta a un Partito è inaffidabile?

Si va diffondendo sempre più la critica aggressiva a chi fa politica, in nome di un'antipolitica che politica dovrebbe diventare, dando per scontato che i puri sono coloro che non si sono mai impegnati in un partito e il marciume è proprio di tutti i militanti.

Siamo all'esaltazione della presunta diversità dell'ultimo arrivato.
E' così facile sentirsi tranquillizzati da analisi che garantiscono un mondo migliore grazie a formule semplici e a grandi promesse.


La realtà è più complessa di quanto molti vorrebbero fosse.


"La verità si troverebbe nel mezzo. Nient’affatto. Solo nella profondità."
A. Schnitzler. Aphorismen und Betrachtungen

mercoledì 10 ottobre 2007

Roma in un libro


Se vi capita di andare a visitare Roma o se semplicemente amate questa città, vi consiglio di leggere
"I segreti di Roma" di Corrado Augias, Mondadori, 5 €. .

E' un libro scritto col cuore, affascinante come un vecchio romanzo, che racconta una città, i suoi miti, la sua storia.
Parlando di Roma l'autore racconta anche di sé, perchè le strade e le piazze sono luoghi della sua memoria, ed è bello farsi accompagnare da lui in questa visita nello spazio e nel tempo; la sua opera è una guida alla capitale, ai luoghi noti e a quelli meno conosciuti, ma non ha la freddezza di certi libri che informano senza appassionare: dentro ci sono le vite di molti personaggi, famosi e non, ci sono la leggenda e la cronaca nera, il cinema e la poesia.

Leggendo, mi è venuto spontaneo ripensare ai luoghi della mia memoria, perché ognuno ha con sé un bagaglio di profumi e rumori e silenzi e visi e strade, un percorso unico che ci forma per sempre.

La mia infanzia ha il profumo di un viale di tigli e l'aria fredda e umida dell'erba bagnata di rugiada, conosce lo sciabordio lento delle onde piatte del lago sulla riva e silenzi rotti solo dal vento e dal suono di qualche campana, lontano.

Ciascuno ha le sue voci, nel cuore.

martedì 9 ottobre 2007

3) Terza età e oltre. Mio padre. La musica


Ieri pomeriggio la mia amica sarda tremava più del solito. Il Parkinson non è una buona compagnia, e lei ne soffre da quando non aveva neppure settant'anni.
La mia amica sarda va tutti i giorni a dare un bacetto a mio padre. "Sai, lui mi cantava sempre "Non potto reposare amore 'e coro pensende a tie so donzi momentu..." e io ripensavo alla mia terra, e sognavo...".

Mio padre suonava e cantava per tutti, quando la sua mente e il suo corpo viaggiavano insieme. E mi stupivo vedendo anche le persone rese mute dall'Alzheimer alzare improvvisamente la testa, aprire gli occhi e seguire le parole... Reginella, Vola colomba, Torna piccina mia... vecchi motivi che avevano accompagnato gli anni in cui quegli uomini e quelle donne si erano innamorati, avevano fatto progetti per il proprio futuro, adesso tornavano nell'aria e portavano con sé le loro memorie e le rendevano presenti, e la giornata cambiava, si faceva ricca.. perché le giornate possono scorrere via uguali, il tempo può smettere di scandire le ore, la vita può scadere in un apparente immobilità inutile e vuota, se non accade nulla, se non succede qualcosa che ti fa sorridere, o commuovere, o pensare.

La musica rende consapevoli. E non tradisce: è l'ultima dea ad abbandonarti, perché ho visto persone dimenticarsi il proprio nome, ma ricordare le note di un ritornello amato.

Sinceramente, trovo questo meraviglioso.
Ancora adesso, adesso che papà non riesce più a suonare la chitarra, adesso che pensa di avere la mia età, adesso che saluta affettuosamente tutti, anche la nostra amica sarda, ma poi, a bassa voce perché possa sentirlo solo io, mi domanda: "chi è la persona che ho salutato?", ancora adesso se comincio a canticchiare qualcosa lui mi segue. E il suo viso si illumina.

Siamo musica.
Quando ero bambina mio padre per me era "Largo al factotum della città, largo!..." ora invece questo ultimo periodo è il più tranquillo "Non più andrai farfallone amoroso...".

Siamo musica. Dentro di noi scorrono le note che abbiamo amato e amiamo. Sarebbe bello se lo studio della musica non fosse delegato esclusivamente ai Conservatori. Sarebbe bello se il nostro Paese desse a tutti la possibilità di apprendere questo meraviglioso linguaggio universale.

Ame le vecchie canzoni: mi aiutano tanto, se voglio sentirmi in comunicazione con papà, e penso che saranno sempre più importanti tra noi due.

Ho scoperto motivi che ignoravo esistessero "Cavallino corri e va..." e che adesso canto anch'io, con tante persone che mi riprendono, se sbaglio una parola.


E' un consiglio che dò a chi ha un familiare colpito da demenza senile: cantategli sempre qualcosa, fategli sentire i suoi brani preferiti, perché la musica è vita, perché la musica è amore, è un abbraccio che arriva, caldo e rassicurante, alle persone che amiamo e che a volte ci paiono così stranamente distanti...

lunedì 8 ottobre 2007

Dirlo con una canzone


La storia siamo noi, nessuno si senta offeso,
siamo noi questo prato di aghi sotto il cielo.
La storia siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso.
La storia siamo noi, siamo noi queste onde nel mare,
questo rumore che rompe il silenzio,
questo silenzio così duro da masticare.
E poi ti dicono "Tutti sono uguali,
tutti rubano alla stessa maniera".
Ma è solo un modo per convincerti a restare chiuso dentro casa quando viene la sera.
Però la storia non si ferma davvero davanti a un portone,
la storia entra dentro le stanze, le brucia,
la storia dà torto e dà ragione.
La storia siamo noi, siamo noi che scriviamo le lettere,
siamo noi che abbiamo tutto da vincere, tutto da perdere.
E poi la gente, (perchè è la gente che fa la storia)
quando si tratta di scegliere e di andare,
te la ritrovi tutta con gli occhi aperti,
che sanno benissimo cosa fare.
Quelli che hanno letto milioni di libri
e quelli che non sanno nemmeno parlare,
ed è per questo che la storia dà i brividi,
perchè nessuno la può fermare.
La storia siamo noi, siamo noi padri e figli,
siamo noi, bella ciao, che partiamo.
La storia non ha nascondigli,
la storia non passa la mano.
La storia siamo noi, siamo noi questo piatto di grano.

Francesco De Gregori
Album: Scacchi e tarocchi


La Storia siamo noi. Insieme.
E non è vero che i politici sono tutti uguali, così come non sono tutti uguali i panettieri, gli insegnanti, gli attori, i muratori, le casalinghe, i lattai.
E' importante ogni singolo individuo. E'importante la partecipazione di tutti, ognuno con la propria testa, se si vuole cambiare. Senza delegare mai, a una testa sola, la possibilità di esprimere verità assolute.




domenica 7 ottobre 2007

Grillo e i confini sconsacrati


Ieri ho letto il post di Beppe Grillo su Rom (vedi I confini sconsacrati) e immigrazione rumena. Pericoloso parlare di razze e di popoli in modo generico, facile, troppo facile, conquistare consensi facendo leva sulla paura dello straniero, del "diverso".

E' indubbio che si debba fare qualcosa per rendere più sicure le nostre città. Ma non si arriva a niente di buono se si scade in discorsi qualunquisti. Non condividere quello che dice Grillo non implica affatto essere buonisti...

No, Beppe, mi spiace, non sono proprio d'accordo con te. "Fuori il marcio dai confini!" scrive un tuo seguace. Caspita, ma allora dovremmo esiliare anche tanti di quei nostri concittadini!...

Tra i numerosi commenti, vi segnalo quello di un ragazzo albanese:

"Caro Beppe, Mi chiamo Admir e sono un ragazzo albanese, uno di quelli buoni che rispettano la legge, lavorano e studiano qua in Italia. Siamo in tanti cosi anche se non ci conoscete. Purtroppo in Italia i stranieri come noi non interessano e non fanno informazione.
Ti seguo da tempo e mi sono iscritto al tuo newsletter tempo fa. Sono sempre stato d'accordo con le tue denuncie, ma questa volta non capisco proprio perchè uno come tè se la prende con i rom e i romeni (che come diceva prima una ragazza non sono neanchè la stessa cosa).
Molto è stato detto e cerco di non ripetere le cose.
Una volta i confini erano sacri????
E per chi? E di chi?
Forse, per Italia, i propri confini erano sacri una volta, ma degli altri paesi non mi risulta. La storia dell'Italia lo sai certamente meglio di me: dai Romani ai fascisti (che nel '39 invasero l'Albania e non solo). E gli immigrati italiani?
Cos'è questa? Sacralità in entrata? Bisogna essere un santo per entrare in Italia?
Una delle ragioni perchè ti ho seguito è che ho sempre pensato che sei uno che da voce alle persone che non c'è l'hanno, alle persone deboli di cui nessuno si preoccupa. E tu ti sei messo anche contro i deboli. Mi hai deluso".

Molti affermano che Grillo protesta solo contro la delinquenza che rende invivibili le nostre città e che parecchi non l'hanno letto attentamente e non l'hanno capito.

Forse sarebbe bene ricordarsi, quando si scrive, che, come ha detto qualcuno, "le parole sono pietre".

Evitiamo di stuzzicare gli istinti più bassi e di parlare di confini sconsacrati. Parliamo semplicemente di giustizia, diritto di tutti che comporta, per tutti, il rispetto di regole chiare.

Sacra è la vita umana, sacro è il rispetto dell'altro, sacro è il diritto alla cultura, a un'esistenza dignitosa: l'insulto, l'offesa gridata, possono essere comprensibili, in un momento di rabbia, possono fare da catalizzatore, ma, se non sono seguiti da discussioni pacate, serie, approfondite, diventano poveri slogans che impoveriscono le menti di chi li fa propri e allontanano dall'approfondimento e dalla riflessione.

Certo, il delinquente va punito, sia egli italiano, rom, rumeno, americano, tedesco, svizzero o di qualsiasi altro luogo... certo, l'irregolare che delinque va rimpatriato, ma nutro il massimo rispetto per le persone oneste, da qualunque parte del mondo esse provengano. E discorsi come il tuo non fanno molto piacere ai cittadini del mondo che parlano altre lingue rispetto alla nostra.
Collegamento

sabato 6 ottobre 2007

2) Terza età e oltre. Mio padre. La relatività del Tempo



Papà oggi era allegro come sempre, come sempre confuso, se ci si rapporta al nostro mondo razionale.

Vive in una sorta di spazio-tempo diverso dal mio, parla di cinquant'anni fa come se ricordasse momenti appena trascorsi e mi dice che suo padre è proprio bravo, quando suona il violino, poi protesta perchè non ha ancora pranzato poco dopo aver tolto il tovagliolo a fine pasto...

Credo che la sua realtà sia molto simile ai sogni, quando un istante può essere lunghissimo e un anno può durare un istante.

E'incredibile come la sua mente abbia rimosso ogni esperienza dolorosa; mi racconta di persone che non son più in questo mondo, come se fossero ancora qui, presenti.

I suoi desideri si fanno reali, come avviene nella vita onirica: afferma di aver appena ricevuto la visita del figlio minore che non vede da mesi, o quella di un caro amico che non incontra da anni, e di aver piacevolmente conversato con loro.

E' in carrozzella, ma mi spiega che è meglio restare tranquillamente seduti perchè la passeggiata appena fatta lo ha stancato parecchio...

E'sereno, a volte felice: questo conta. Almeno: per me è così.
Ho imparato ad accettare il suo cambiamento, a capire che non ho perso mio padre solo perché la sua mente è cambiata così tanto.

La vita è davvero "perenne impermanenza" *come ha scritto, nella sua incredibile biografia, quell'incredibile scrittore regista, che ha nome Alejandro Jodorowsky...


* "La danza della realtà", Alejandro Jodorowsky, Feltrinelli

mercoledì 3 ottobre 2007

Io... siamo!




"Tutti siamo portatori di un numero di identità doppie o triple.

Siamo il risultato provvisorio di un numero incredibile di storie"*



* Gad Lerner "Tu sei un bastardo - Contro l'abuso delle identità" Universale Economica Feltrinelli - 7€-

Per chi vuol sapere di più su Lerner, consiglio una visita al suo blog:
www.gadlerner.it.

Il libro mi piace. Invita a cercare nell'altro la nostra stessa essenza e ci ricorda la bellezza e la ricchezza delle diverse esperienze che, con lo scorrere del tempo, ci forgiano. E' un libro intelligente e lucido contro l'uso pericoloso di una certa diffusa retorica che banalizza la storia enfatizzando il passato per usarlo a proprio uso e consumo. E' anche un libro vivace e divertente, non privo di una certo gradevole umorismo: un pamphlet di circa 200 pagine che si legge come un romanzo.

"Sui vocabolari l'identità è descritta come il termine che ci accomuna. Nella vita di tutti i giorni, al contrario,viene brandita come pretesto per separarci."*


Un'adolescenza anoressica

Sono stupita e perplessa.

Ho letto pareri illustri di persone preparate che lavorano per aiutare persone anoressiche e contestano la campagna di Oliviero Toscani, asserendo sia causa di ribrezzo in chi è "sano" e stimoli spirito d'imitazione in chi tende all'anoressia e desidera diventare come la modella ritratta.

Bene, penso di dover scrivere qualcos'altro, oltre al mio post precedente.

Da ragazza ho avuto seri problemi, con la mia immagine e con il mio peso.

A dodici anni ero magrissima, a tredici anni farmi mangiare qualcosa era difficile; a quattordici, quindici anni, mi sentivo completamente sazia dopo aver assaggiato un solo bocconcino di cibo. Masticare era una fatica, ogni sapore era disgustoso, inghiottire mi causava ribrezzo.

Andavo a dormire e faticavo a prendere sonno perchè le ossa del corpo pungevano e mi impedivano di rilassarmi.

Credo che non si possa e non si debba mai generalizzare, attribuendo agli stessi sintomi di un malessere psichico le
stesse cause e le stesse possibili soluzioni: ognuno ha una sua storia.

Io, ad esempio, non cercavo di dimagrire per essere più carina, né tantomeno mi vedevo sovrappeso: semplicemente odiavo il cibo, avvertivo il nutrirmi come una violenza su me stessa, una sorta di intrusione.
Uscii da quell'incubo a poco a poco, ma ricordo come risolutore quanto accadde dopo una crisi più forte.
Non mangiavo da cinque giorni.
La prima mattina avevo bevuto un po'di tè, poi più nulla: solo acqua. Mi pareva di stare bene, anzi, meglio del solito e, a parte un momento di debolezza verso il secondo giorno,mi sentivo anche forte.
Ero in vacanza, non dovevo neppure andare a scuola... non mi pareva d'aver bisogno di nulla.

Il quinto giorno, inaspettatamente,crollai.
Non riuscivo ad alzarmi dal letto.
Mia madre, rientrata dal lavoro, telefonò a un medico suo amico.
Venne a visitarmi.
Mi salutò allegro, poi scostò il lenzuolo e il suo viso si rabbuiò di colpo.
"Da quanto tempo non mangi? O ingrassi mezzo chilo durante questa settimana, o ti faccio ricoverare e iniziamo con le flebo!", mi sgridò.
Poi aggredì mia madre. "Come puoi non esserti accorta di come si è ridotta?" eccetera eccetera eccetera.

Lui non lo sa, ma fu quell'aggressione verbale che mi salvò. Non sopportai di vedere colpevolizzata colei che, secondo me, non c'entrava nulla, una persona incapace di reagire come la mia mamma, che non sapeva niente della mia vita e non ne era affatto responsabile, o così, almeno, allora pensavo.
Quando il medico uscì, feci un grande sforzo, mi alzai e, per cena, mangiai mezzo cucchiaio di insalata di riso e mezza albicocca.
Non potevo inghiottire di più, avevo lo stomaco chiuso, ma quel momento fu l'inizio di una lenta risalita verso un'esistenza diversa che prevedeva alla fine del percorso una mia fisicità nuova e l'accettazione del corpo.

Ho scritto cosa mi accadde allora perché sinceramente non riesco a reputare inutile, o negativo, il messaggio visivo lanciato da Toscani: prima di tutto perché rende visibile un fenomeno poco visibile, evidenzia chi si fa, a poco a poco, trasparente, e poi perché non credo esista un'unica miracolosa ricetta, per uscire dall'anoressia, quindi reputo giusto percorrere più strade.
Inoltre penso sia corretto chiarire quanta negatività si celi dietro la proposta di modelli impossibili che conducono non già alla bellezza e all'armonia, ma al disequilibrio e alla sofferenza.

Attenzione, affetto, ascolto, dialogo, amore: ecco, questo sì non fa mai male, di questo sicuramente hanno bisogno le persone anoressiche, ma anche le persone bulimiche e... non solo loro...

lunedì 1 ottobre 2007

Oliviero Toscani e l'anoressia

Oliviero Toscani, si sa, è un provocatore: le sue foto non passano mai inosservate e talora causano parecchio clamore.

La modella anoressica che testimonia gli effetti spaventosi causati dalla patologia di cui soffre al suo corpo ancora giovane, ma simile a quelli delle vittime dei campi di concentramento nazisti, dovrà sparire, per volere di Letizia Moratti, dagli spazi pubblici dei muri di Milano.

Perché, mi domando...

Non si può certo pensare che la foto induca in chi guarda processi imitativi, non si può certo ritenere sia un insulto per chi soffre di quella patologia, visto che la modella stessa si è resa disponibile come testimonial perché vuole si capisca quali danni comporta la sottoalimentazione.

E allora?
Temo si tratti, semplicemente, di paura della realtà.

I muri delle nostre città ci propongono una realtà fasulla, fatta di ragazze rese perfette da ritocchi chirurgici e fotografici e di ragazzi dai corpi improbabili; la pubblicità televisiva parla di anziani con la dentiera che ballano il tango, si rincorrono felici sulla spiaggia, immuni da reumatismi ed artrosi, vanno al cinema e a teatro, sempre ben vestiti (devono godere di ottime pensioni), ignorano cosa sia la solitudine perché vivono in belle case spaziose e, quando i figli sono assenti, organizzano feste con un sacco di amici (tanto poi a riordinare ci si mette un istante, col detersivo per il parquet che pulisce da solo); le famiglie vivono in appartamenti con cucine gigantesche, bagni grandissimi, giardini infiniti su cui splende sempre il sole: i genitori sono giovanissimi e i loro figli sembra abbiano più o meno una decina d'anni meno di mamma e papà.

Pulire è uno scherzo: tutti sporcano pavimenti, vasche, vestiti e fornelli in modo indecente, ma tutto viene risolto grazie a prodotti magici in poco tempo.

Cucinare è un gioco: apri una scatoletta, un vasetto,una busta e scopri un mondo di delizie che soddisfano qualsiasi palato, rendendo i bimbi felici e appagati e le coppie vogliose...

Le automobili sono lucenti (non esiste smog, nell'aria tersa che i nostri respirano) e non ci sono code,sulle strade spaziose che conducono verso mete meravigliose, in vacanze infinite...

Poi arriva Oliviero Toscani e la sua foto rompe l'incantesimo, ci toglie un velo dagli occhi, ci ricorda che la pubblicità, quando è ben fatta, può divertire, ma resta una bella fiaba, un'invenzione graziosa che non deve farci scordare la realtà.

A molti, questo, non piace.

Un consumatore attento e partecipe è un consumatore meno passivo, più difficile.

Per questo oggi dico grazie a Oliviero Toscani.

Emergency chiede il nostro aiuto

Da oggi, sino al 31 ottobre
se vuoi contribuire
a favore del centro di cardiochirurgia di Emergency a Kartoum, in Sudan,
puoi inviare un sms del costo di un euro
al 48587.