sabato 27 ottobre 2007

6) Terza età e oltre. Mio padre. Parole come farfalle


Oggi mio padre era confuso.

Mi ha chiesto come sta il suo fratello minore, gli ho risposto che sta bene e lui ha domandato: "Ma io lo conosco? Voglio dire... approfonditamente... intendo... io...".

A quel punto ho compreso che, ancora una volta, le parole giuste per esprimersi erano fuggite chissà dove nella sua mente, farfalle leggere confuse tra i fiori dei suoi mille ricordi.

Un giorno, parecchio tempo fa, è riuscito a spiegarmelo, quando ancora la demenza non aveva fatto questi danni, ma cominciava la sua lenta, inesorabile opera: "Vedi, a volte" mi aveva detto "mi mancano i vocaboli, me ne escono di bocca altri, rispetto a quelli che cerco..." "Faremo come il tenente Colombo, papà! Li cercheremo insieme" gli avevo risposto sorridendo, che allora mio padre guardava ancora quei telefilm alla televisione e gli piaceva seguirne le storie. Lui mi aveva sorriso sereno, perché in una cosa non è cambiato e, credo, non cambierà mai: la capacità di non drammatizzare, la voglia di volgere tutto in positivo, anche quando non è facile farlo.

Ieri era tutto storto sulla carrozzina.
Tende a cadere di lato, ultimamente.
L'ho guardato canticchiando "Evviva la torre di Pisa che pende che pende e che mai non vien giù..".
Una persona con un altro carattere si sarebbe risentito; lui è scoppiato a ridere e si è messo a sedere diritto.

Mi sono ripromessa di non usare mai toni diversi da quelli abituali, perché se diventassi protettiva e mielosa, allora sì che lo offenderei...
Grazie papà, perché sei sempre, perché sei ancora, l'uomo che mi ha insegnato che

"chi non ride, non è una persona seria"

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