martedì 9 ottobre 2007

3) Terza età e oltre. Mio padre. La musica


Ieri pomeriggio la mia amica sarda tremava più del solito. Il Parkinson non è una buona compagnia, e lei ne soffre da quando non aveva neppure settant'anni.
La mia amica sarda va tutti i giorni a dare un bacetto a mio padre. "Sai, lui mi cantava sempre "Non potto reposare amore 'e coro pensende a tie so donzi momentu..." e io ripensavo alla mia terra, e sognavo...".

Mio padre suonava e cantava per tutti, quando la sua mente e il suo corpo viaggiavano insieme. E mi stupivo vedendo anche le persone rese mute dall'Alzheimer alzare improvvisamente la testa, aprire gli occhi e seguire le parole... Reginella, Vola colomba, Torna piccina mia... vecchi motivi che avevano accompagnato gli anni in cui quegli uomini e quelle donne si erano innamorati, avevano fatto progetti per il proprio futuro, adesso tornavano nell'aria e portavano con sé le loro memorie e le rendevano presenti, e la giornata cambiava, si faceva ricca.. perché le giornate possono scorrere via uguali, il tempo può smettere di scandire le ore, la vita può scadere in un apparente immobilità inutile e vuota, se non accade nulla, se non succede qualcosa che ti fa sorridere, o commuovere, o pensare.

La musica rende consapevoli. E non tradisce: è l'ultima dea ad abbandonarti, perché ho visto persone dimenticarsi il proprio nome, ma ricordare le note di un ritornello amato.

Sinceramente, trovo questo meraviglioso.
Ancora adesso, adesso che papà non riesce più a suonare la chitarra, adesso che pensa di avere la mia età, adesso che saluta affettuosamente tutti, anche la nostra amica sarda, ma poi, a bassa voce perché possa sentirlo solo io, mi domanda: "chi è la persona che ho salutato?", ancora adesso se comincio a canticchiare qualcosa lui mi segue. E il suo viso si illumina.

Siamo musica.
Quando ero bambina mio padre per me era "Largo al factotum della città, largo!..." ora invece questo ultimo periodo è il più tranquillo "Non più andrai farfallone amoroso...".

Siamo musica. Dentro di noi scorrono le note che abbiamo amato e amiamo. Sarebbe bello se lo studio della musica non fosse delegato esclusivamente ai Conservatori. Sarebbe bello se il nostro Paese desse a tutti la possibilità di apprendere questo meraviglioso linguaggio universale.

Ame le vecchie canzoni: mi aiutano tanto, se voglio sentirmi in comunicazione con papà, e penso che saranno sempre più importanti tra noi due.

Ho scoperto motivi che ignoravo esistessero "Cavallino corri e va..." e che adesso canto anch'io, con tante persone che mi riprendono, se sbaglio una parola.


E' un consiglio che dò a chi ha un familiare colpito da demenza senile: cantategli sempre qualcosa, fategli sentire i suoi brani preferiti, perché la musica è vita, perché la musica è amore, è un abbraccio che arriva, caldo e rassicurante, alle persone che amiamo e che a volte ci paiono così stranamente distanti...

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