mercoledì 3 ottobre 2007

Un'adolescenza anoressica

Sono stupita e perplessa.

Ho letto pareri illustri di persone preparate che lavorano per aiutare persone anoressiche e contestano la campagna di Oliviero Toscani, asserendo sia causa di ribrezzo in chi è "sano" e stimoli spirito d'imitazione in chi tende all'anoressia e desidera diventare come la modella ritratta.

Bene, penso di dover scrivere qualcos'altro, oltre al mio post precedente.

Da ragazza ho avuto seri problemi, con la mia immagine e con il mio peso.

A dodici anni ero magrissima, a tredici anni farmi mangiare qualcosa era difficile; a quattordici, quindici anni, mi sentivo completamente sazia dopo aver assaggiato un solo bocconcino di cibo. Masticare era una fatica, ogni sapore era disgustoso, inghiottire mi causava ribrezzo.

Andavo a dormire e faticavo a prendere sonno perchè le ossa del corpo pungevano e mi impedivano di rilassarmi.

Credo che non si possa e non si debba mai generalizzare, attribuendo agli stessi sintomi di un malessere psichico le
stesse cause e le stesse possibili soluzioni: ognuno ha una sua storia.

Io, ad esempio, non cercavo di dimagrire per essere più carina, né tantomeno mi vedevo sovrappeso: semplicemente odiavo il cibo, avvertivo il nutrirmi come una violenza su me stessa, una sorta di intrusione.
Uscii da quell'incubo a poco a poco, ma ricordo come risolutore quanto accadde dopo una crisi più forte.
Non mangiavo da cinque giorni.
La prima mattina avevo bevuto un po'di tè, poi più nulla: solo acqua. Mi pareva di stare bene, anzi, meglio del solito e, a parte un momento di debolezza verso il secondo giorno,mi sentivo anche forte.
Ero in vacanza, non dovevo neppure andare a scuola... non mi pareva d'aver bisogno di nulla.

Il quinto giorno, inaspettatamente,crollai.
Non riuscivo ad alzarmi dal letto.
Mia madre, rientrata dal lavoro, telefonò a un medico suo amico.
Venne a visitarmi.
Mi salutò allegro, poi scostò il lenzuolo e il suo viso si rabbuiò di colpo.
"Da quanto tempo non mangi? O ingrassi mezzo chilo durante questa settimana, o ti faccio ricoverare e iniziamo con le flebo!", mi sgridò.
Poi aggredì mia madre. "Come puoi non esserti accorta di come si è ridotta?" eccetera eccetera eccetera.

Lui non lo sa, ma fu quell'aggressione verbale che mi salvò. Non sopportai di vedere colpevolizzata colei che, secondo me, non c'entrava nulla, una persona incapace di reagire come la mia mamma, che non sapeva niente della mia vita e non ne era affatto responsabile, o così, almeno, allora pensavo.
Quando il medico uscì, feci un grande sforzo, mi alzai e, per cena, mangiai mezzo cucchiaio di insalata di riso e mezza albicocca.
Non potevo inghiottire di più, avevo lo stomaco chiuso, ma quel momento fu l'inizio di una lenta risalita verso un'esistenza diversa che prevedeva alla fine del percorso una mia fisicità nuova e l'accettazione del corpo.

Ho scritto cosa mi accadde allora perché sinceramente non riesco a reputare inutile, o negativo, il messaggio visivo lanciato da Toscani: prima di tutto perché rende visibile un fenomeno poco visibile, evidenzia chi si fa, a poco a poco, trasparente, e poi perché non credo esista un'unica miracolosa ricetta, per uscire dall'anoressia, quindi reputo giusto percorrere più strade.
Inoltre penso sia corretto chiarire quanta negatività si celi dietro la proposta di modelli impossibili che conducono non già alla bellezza e all'armonia, ma al disequilibrio e alla sofferenza.

Attenzione, affetto, ascolto, dialogo, amore: ecco, questo sì non fa mai male, di questo sicuramente hanno bisogno le persone anoressiche, ma anche le persone bulimiche e... non solo loro...

Nessun commento: