lunedì 31 dicembre 2007

Anche Giuseppe Demasi ci ha lasciato


Ieri ci ha lasciato Giuseppe Demasi, operaio, 26 anni, rimasto gravemente ustionato nell'incendio della ormai tristemente famosa TyssenKrupp. In segno di lutto, a Torino non si festeggerà nelle piazze. Voglio solo aggiungere la mia rabbia e tutta la mia partecipazione al dolore atroce che ha colpito anche questa famiglia. Sul lavoro si muore. Questo non è accettabile, in un Paese civile. Non dobbiamo dimenticare le sette vittime della Tyssenkrupp, né tutti gli altri deceduti di questo ultimo anno e di quelli precedenti.

sabato 29 dicembre 2007

Adolescenza


"(...) Di fronte agli adolescenti siamo ansiosi. Essi ci testimoniano tutto il possibile che in noi non è divenuto reale".*

Mi piace questa osservazione di Galimberti che parla dell'età adolescenziale come "inquietudine che muta" e ne sottolinea la potenziale ricchezza dovuta alla capacità continua di cambiamento, in contrasto con la rigidità di molti adulti che perdono la propria creatività e presumono di aver capito la vita solo perché hanno vissuto più a lungo.

*1) Umberto Galimberti -Parole nomadi- Feltrinelli-

lunedì 24 dicembre 2007

Terza età e oltre. 14) Quinto Canto...


"Papà ha trovato una fidanzata!" mi ha detto allegra un'assistente, oggi.

C'è una signora coi capelli corti, bianchi, che, come mio padre, vive in un tempo tutto suo, in cui le ore e i ricordi fanno girotondo, sempre pronta al sorriso.
Non so neppure il suo nome, ma so che manda, da giorni, dei baci a mio padre, ogni volta che lo incrocia, ogni volta che trova il suo sguardo. E mio padre mi ha spiegato: "E' una donna carina, affettuosa, gentile.... non so perché, ma mi vuole bene. E anch'io adesso ho cominciato a volergliene".
Mi commuove vederli così teneri, l'uno con l'altra. "Amor, ch'a nullo amato amar perdona..." . Aveva ragione Dante.
Anche quando la memoria svanisce il cuore risponde ai richiami di un altro cuore. E ti cambia la vita, perché senti di esistere, di essere importante per qualcuno, senti di avere ancora una tua specificità. A quella donna sconosciuta coi capelli corti e bianchi, lo confesso, sono grata, e comincio a voler bene anch'io...

Buon Natale!


Aguri, con tutto il cuore, a te che passi di qui e alle persone che ami...

domenica 23 dicembre 2007

L'Ulivo brucia???


Inizia il telegiornale regionale.
Annunciano le notizie del giorno. Sono indaffarata in cucina quando sento:
"Il 2008 sarà un anno fortunato.L'ulivo è bruciato completamente". Una delle tante comunicazioni pacate di Berlusconi che prevede un'altra volta la fine di Prodi? Sbagliato.
Trattasi di antica tradizione locale. Si fa un falò di detta pianta che deve ardere sino all'ultimo ramo per essere presagio di futura prosperità...

sabato 22 dicembre 2007

Grande Antonio Cornacchione!

Questa sera è stato da Fazio a Rai Tre:
www.chetempochefa.rai.it/R2_HPprogramma/0,,303,00.html
gli ho voluto bene! Spero che tra poco si potrà rivedere il suo intervento su Youtube...

venerdì 21 dicembre 2007

Terza età e oltre. 13) Natale


Nella residenza per anziani in cui abita mio padre e oramai posso dire d'avere tanti amici, hanno preparato gli ultimi addobbi.
E' incredibile vedere con quanta bravura alcune donne hanno ricamato, cucito, ideato le decorazioni di panno per l'albero, ma quello che non mi aspettavo era che un uomo burbero come Ennio, sempre serio e piuttosto solitario, rivelasse tanta creatività nel dar vita a centro tavola colorati, con tanto di candela rossa al centro, secondo la migliore tradizione.

Papà non ricorda che si avvicinano le feste se non glielo ripeto ogni giorno, ma è sempre allegro e disponibile a cantare con la sua bella voce da baritono.

Il ricordo dei tempi passati è simile, nella sua mente, a una vecchia canzone, di cui vengono alle labbra alcune note, alcune parole, ma poi la melodia svanisce e sfugge.
Guardando la nipotina di un suo coetaneo ha osservato: "Che carina! Anche mio figlio, dl resto è proprio un bel ragazzino, me lo dicono spesso!". "Già... ma adesso tuo figlio ha una bella bambina..." gli ho mormorato.

I suoi occhi azzurri mi hanno fissato con dentro tutta l'incredulità del mondo, poi mi ha detto: "Davvero?... Come ha fatto a passare così in fretta il tempo? Non aggiungere altro. Per oggi mi basta!" e ha sorriso, come fa spesso, per fortuna, perché il cielo della sua mente è sgombro di nuvole.
Ischemie e ictus hanno cancellato, insieme con la percezione del tempo, anche gli avvenimenti tristi della vita, e, di questo, in fondo, sono loro un po' grata.
Faccio fatica a cogliere i momenti in cui mio padre è davvero del tutto presente. Il nostro, alle volte, è un dialogo tra pazzi (lui magari mi confida che da tempo non vede i suoi genitori, io invece di rispondergli razionalmente che neppure li ho mai conosciuti, visto che non sono più al mondo da prima della mia nascita, gli spiego che ora fa freddo e tutti tendono a starsene a casa al calduccio, a non scambiarsi visite... e via discorrendo, in uno strano gioco delle parti che mi vede figlia e madre e sorella alternativamente, anche a seconda del nome con cui papà mi chiama....).

Adorava il teatro: ricordo quando mi faceva osservare quante volte la gente recitava la parte che si era prescelta, più o meno inconsapevolmente, alle volte per calcolo e per opportunismo, alle volte solo per abitudine o paura, ma anche per puro divertimento, come era consapevole di far spesso anche lui. Ne sorridevamo insieme, in famiglia. Ora lo spettacolo va in scena quotidianamente e non sempre è facile recitare il proprio ruolo...

Regaliamo un libro


Qualche veloce suggerimento per gli ultimi doni:

Jezabel di Irene Nemirowsky edito da Adelphi:
ambientato negli Anni Trenta, narra la storia di una donna bellissima, sotto processo per aver ucciso il proprio giovanissimo amante. Il finale rivelerà il vero movente del delitto.

Riporto qualche riga per chiarirvi lo stile del romanzo che si legge d'un fiato:

"Gladys era circondata da uomini innamorati. A giuramenti, suppliche, lacrime era assuefatta come l’alcolizzato lo è al vino; non le bastavano mai, ma il loro dolce veleno le era necessario come l’unico alimento che potesse tenerla in vita. Non se lo nascondeva. Pensava che una donna non è mai sazia, che è un piccolo animale infaticabile, che un ambizioso può stancarsi degli onori e un avaro dell’oro, ma una donna non rinuncerà mai al suo mestiere di donna. Quando i suoi pensieri correvano alla vecchiaia, questa le sembrava ancora così lontana che la guardava in faccia senza tremare, e si figurava che per lei la morte sarebbe arrivata prima della fine del piacere".

Tu sei un bastardo di Gad Lerner edito da Feltrinelli:
ci permette di conoscere meglio questo giornalista scrittore e il suo pensiero circa il mondo di oggi, le sue divisioni, l'odio che nasce dal sentirsi appartenente a questo o a quel gruppo, politico, religioso, razziale, linguistico. E' un pamphlet che offre molti spunti di riflessione e riesce anche a essere divertente. Eccovi due righe significative:

"Tutti siamo portatori di un numero di identità doppie o triple.

Siamo il risultato provvisorio di un numero incredibile di storie"*

Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar, edito da Einaudi:
un classico che può apparire impegnativo, ma segnalo ugualmente perché è tra i miei libri preferiti. Una lunga lettera immaginaria che questo Imperatore colto, amante dell'arte, scrive, ormai vecchio, al giovane Marco Aurelio, poi suo nipote adottivo. Racconta di Roma, ma non è un romanzo storico, dell'amore per il bellissimo Antinoo e del dolore provato al suo suicidio ma non è una storia d'amore: parla dei temi eterni della vita e della morte come solo i capolavori sanno fare.

"Piccola anima smarrita e soave, compagna e ospite del corpo, ora t'appresti a scendere in luoghi incolori, ardui e spogli, ove non avrai più gli svaghi consueti. Un istante ancora, guardiamo insieme le rive familiari, le cose che certamente non vedremo mai più... Cerchiamo d'entrare nella morte a occhi aperti..".

giovedì 20 dicembre 2007

Cultura e libertà


Un uomo portò il proprio figlio dal filosofo Aristippo (430-360 a.C.), chiedendogli quanto voleva per dargli una buona istruzione; Aristippo gli chiese 50 dracme. "Con tutti quei soldi mi posso comprare uno schiavo!" protestò l'uomo. E Aristippo: "Compralo, così ne avrai due"...

Pietà l'è morta


Pare che il delitto di Perugia sia un delitto di gruppo.
Tre ragazzi hanno ucciso una loro coetanea.

Mi sembrano illuminanti alcune riflessioni pasoliniane, che riporto qui sotto.Riguardano l'uso di sostanze stupefacenti e il consumismo: esso porta a non saper più distinguere ciò che è bene da ciò che è male in nome di un edonismo che riduce tutto a merce e fa dell'altro un oggetto, nell'ultima, nella peggiore delle alienazioni possibili.

Non tutto è perduto. non bisogna smettere di informarsi e pensare. La cultura è conoscenza, può farsi azione, ed è sempre potenzialmente rivoluzionaria...

"La droga è sempre un surrogato. E precisamente un surrogato della cultura. [...] la droga viene a riempire un vuoto causato appunto dal desiderio di morte e che è dunque un vuoto di cultura. Per amare la cultura occorre una forte vitalità. Perché la cultura – in senso specifico o, meglio, classista – è un possesso: e niente necessita di una più accanita e matta energia che il desiderio di possesso. [...] Anche a un livello più alto si verifica qualcosa di simile [...] ma stavolta si tratta non semplicemente di un vuoto di cultura, bensì di un vuoto di necessità e di immaginazione. La droga in tal caso serve a sostituire la grazia con la disperazione, lo stile con la maniera". *1)

"Che cos'è che ha trasformato le «masse» dei giovani in «masse» di criminaloidi? L'ho detto e ripetuto ormai decine di volte: una «seconda» rivoluzione industriale che in realtà in Italia è la «prima»: il consumismo che ha distrutto cinicamente un mondo «reale», trasformandolo in una totale irrealtà, dove non c'è più scelta possibile tra male e bene. Donde l'ambiguità che caratterizza i criminali: e la loro ferocia, prodotta dall'assoluta mancanza di ogni tradizionale conflitto interiore. Non c'è stata in loro scelta tra male e bene: ma una scelta tuttavia c'è stata: la scelta dell'impietrimento, della mancanza di ogni pietà". *2)


*1) e 2) Pierpaolo Pasolini, -Lettere Luterane-

Addìo, Rosario Rodinò



Avevi 26 anni.
26 anni, ustioni sul 90% del corpo.
Te ne sei andato ieri mattina.
Come te, tanti altri.
Morti sul lavoro.
Sei nel mio cuore con i tuoi compagni

"La morte non è
nel non poter comunicare
ma nel non potere più esser compresi" *1)

per questo
non bisogna dimenticare.
non è permesso assentarsi
dalle proprie coscienze.


*1) Pierpaolo Pasolini - Poesia in forma di rosa -


La

lunedì 17 dicembre 2007

I compagni di carta


Ci sono libri che sono stati più importanti di altri, veri compagni della mia vita.

Cominciamo con l'infanzia: Pinocchio di Collodi, Le fiabe di Andersen, La leggenda aurea degli dei e degli eroi .

Pinocchio era un vecchio volume dalle pagine ingiallite dal tempo; le fiabe di Andersen erano un volume edito da Einaudi, ricco di bellissimi disegni di bambini; La leggenda aurea degli dei e degli eroi un prezioso volume in grande formato pubblicato, credo, negli anni Trenta o Quaranta, trovato nella libreria di famiglia. Quest'ultimo mi ha fatto sognare ancora più degli altri.

Ho imparato a leggere a tre anni e mezzo: a quell'età tutto il mondo è magìa e quel volume me ne ha dato la conferma.
Parlavo col vento, mi sedevo fra l'erba a sentire la carezza del sole, che identificavo col bellissimo Apollo, e sognavo... tutta la natura era viva e comunicava con me: dovevo solo riuscire a capirne il messaggio...

Andersen mi incantava con le piccole cose animate di cui raccontava. Tra le tante splendide storie, la mia preferita era Mignolina, la bimba piccolissima che veniva salvata da una rondine.

Pinocchio era un amico e, in quel libro, trovavo molti adulti da studiare con cura.

Qualche inconveniente c'è stato, in seguito a letture così precoci: quando mia madre, cristiana praticante, volle insegnarmi l'AveMaria, io la interrogai stupita: "Ma questa Maria di quale dio è figlia? E' nata da Giove o da chi? Nel libro non l'ho trovata...". Mia madre impallidì, poi mi spiegò che lei mi parlava del Dio vero, gli altri del volume sugli dei erano invenzioni dell'uomo come i personaggi delle favole. Io, per fortuna, per non ferirla tacqui, pensando che certo, lei voleva sottolineare la maggior importanza del suo dio preferito rispetto a tutti gli altri. Ero abituata a sentire affermazioni del genere: avevo letto di guerre per la supremazia, nell'Olimpo...

E voi? Quali sono stati i libri incontrati da piccoli che vi hanno fatto più compagnia?

Anche se voi vi credete assolti siete per sempre coinvolti....

Dieci giorni. Dieci lunghi giorni d'agonia ed è morto anche Rocco Marzo, capoturno della TyssenKrupp, vicinissimo alla pensione. Con lui, gli operai deceduti nell'incendio di dieci giorni fa sono cinque. Rocco aveva riportato ustioni sull' ottanta per cento del corpo.

Nell'ultima puntata dell'Infedele, a La7, Gad Lerner ha dato la parola agli operai della TyssenKrupp, ricordando a tutti che la televisione può anche informare e aiutare a riflettere. Sullo schermo sono apparse facce autentiche, si sono potute ascoltare storie reali, non filtrate dal cronista di turno sempre atto a schermarle con un velo di pietismo o a tingerle con i colori delle fiction.
In televisione quella sera c'era il mondo, quello vero, non quello drogato dalle risate fasulle di certi varietà insopportabili, non quello di tanta cronaca nera che ricorda i peggiori fumetti di venti anni fa...

I lavoratori intervistati quella sera a "L'Infedele", con la loro dignità e la loro consapevolezza ci hanno ricordato in che mondo viviamo, ci hanno ricordato che il disinteresse per quanto accade intorno è colpevolezza.
Il dolore delle famiglie che hanno perso un parente sul lavoro è il nostro dolore.


Voglio aggiungere che a Report (RaiTre) si è parlato di borse firmate e l'inchiesta ha svelato che molte di queste vengono prodotte da extracomunitari, spesso senza permesso di soggiorno, che vivono reclusi lavorando per una paga da fame. Quelle borse, vendute poi carissime, costano, alla produzione, una ventina di euro.

Sere fa Rai Tre ha trasmesso un servizio (nella trasmissione “Terzo pianeta” diretta, in prima serata, da Mario Tozzi), in cui si spiegava che la Coca Cola estrae acqua in alcune zone dell’India dove questo bene indispensabile alla vita scarseggia: la estrae dal sottosuolo in grande quantità per produrre le proprie bibite. Gli abitanti del luogo sono disperati: hanno bisogno d'acqua per vivere e per la loro povera agricoltura: quella loro utilizzata viene, per così dire, rimessa in circolo; quanto preso dalla CocaCola invece, sparisce, e così il terreno si va via via impoverendo irreversibilmente. Continuando così, in pochi anni quella zona diventerà arida.

I nostri consumi non sono mai neutrali: ogni scelta comporta delle conseguenze, a volte anche gravi, magari lontane dai nostri occhi, ma che non possiamo ignorare.

In Italia in cinque anni ci sono stati quasi cinquemila incidenti mortali sul lavoro; l'Occidente poi, considera il resto del mondo poco più di un serbatoio da cui attingere risorse e personale sottopagato (un rumeno mi diceva, giorni fa, che nel suo Paese hanno aperto fabbriche prestigiosi nomi italiani. Lo stipendio degli operai locali? Circa duecento euro...).

A forza di vedere apparire soltanto personaggi lontani dalla realtà quotidiana, fatta di lavoro e fatica, si ha come l'impressione di non esistere.
La vita di chi non ha Potere, di chi non appare sulle copertine patinate delle riviste dedicate ai vip, vale davvero così poco?

mercoledì 12 dicembre 2007

Elogio dell'adolescenza...


Nel post "Elogio della lentezza", riporto una frase di Cassano che dice:
"Bisogna imparare a star da sé e aspettare in silenzio, ogni tanto essere felici di avere in tasca soltanto le mani."
Mi è venuta alla mente una splendida poesia del giovane Arthur Rimbaud: la dedico a tutti quelli che hanno (o hanno avuto e se lo ricordano bene) diciassette anni...

La mia bohème (Fantasia)

"Andavo, i pugni stretti nelle tasche sfondate,

Ed anche il mio cappotto diventava ideale;

Andavo sotto il cielo, Musa, ero il tuo fido;

Oh, quanti amori splendidi ho mai sognato allora!

Negli unici calzoni avevo un largo squarcio.

-Pollicino sognante, spargevo, nel mio errare

Rime. L'Orsa Maggiore mi faceva da ostello.

-Le mie stelle nel cielo dolcemente frusciavano

Le ascoltavo, seduto ai lati delle strade,

In quelle sere miti di settembre e sentivo le gocce
Di rugiada sul viso, come vino gagliardo;
E, rimando nel cuore di fantastiche tenebre,

Tiravo, come fossero lire, gli elastici

Delle scarpe ferite, col piede accanto al cuore! *1)

Aggiungo pochi versi tratti da "Roman" (Romanza):

"Nessuno è molto serio quand'ha diciassett'anni.
I caffé strepitanti dalle luci splendenti,
Le bibite e la birra d'improvviso t'annoiano,
E allora vai a spasso per il viale dei tigli.
(...)
Sei dunque innamorato (fino al mese d'agosto),
Sei dunque innamorato. -I versi la fan ridere.
Gli amici ti abbandonano perchè manchi di gusto,
Ma un giorno l'adorata si è degnata di scriverti!...

-Ma quella sera... torni nei caffé luminosi,
Di nuovo ordini birra, oppure limonata...
Nessuno è molto serio quand'ha diciassett'anni,
E quando sono verdi i tigli del passeggio".

Se conoscete il francese, ovviamente leggerlo ha un altro fascino. Io l'ho scoperto grazie a un libro regalatomi edito da Feltrinelli. Traduzione e note di Ivos Margoni, testo originale con traduzione a fronte.





Fase REM...

Amo sognare.
La vita onirica ha un fascino immenso, come immenso è lo spazio-tempo in cui si svolge un sogno.

Scopriamo, dormendo, l'infinito, un mondo senza confini né limiti in cui amiamo, odiamo, possiamo volare, percorrere strade lunghissime senza provare fatica, ritrovare momenti e persone perdute, dar vita a chi non abbiamo mai incontrato e forse mai incontreremo, tornare bambini o provare a essere albero, nuvola, frutto.

Questa mattina ho avuto la grande fortuna di poter dormire un poco più del solito.

Al risveglio ho visto il mio bellissimo gatto che sonnecchiava al sole, su una poltroncina.(A proposito: nel post di lunedì, 8 ottobre 2007, "Dirlo con una canzone", una foto lo ritrae a tre mesi, sul pianoforte...)

Credo che mi reincarnerò in una gatta di casa. Coccole, autonomia nel tenersi pulite, cibo garantito ogni giorno e sonno a volontà! Per ora, essendo ancora piuttosto "umana", ritengo indispensabile riempire la vita di viaggi e libri e di viaggi nei libri, incontri ed esperienze, amore e attenzione all'esistere quotidiano e partecipazione a quanto accade intorno, ma quando diventerò una vecchina e sarò una pensionata, anche se non potrò dedicare più molte ore al fare... so già come occuperò gran parte delle mie giornate: dormirò, dormirò e sognerò, così avrò ali d' aquila, forza da pantera, vista di falco, vivacità da scoiattolo e potrò essere bosco o onda o cielo, e potrò divertirmi a scorrazzare nei ricordi lontani o nei progetti più folli...

"Il sogno è l'infinita ombra del vero" Giovanni Pascoli

martedì 11 dicembre 2007

Amando...


Due versi brevi di Pablo Neruda che racchiudono l'incanto dell'amore e la bellezza del desiderio:

..."Voglio fare con te
quel che la primavera fa con i ciliegi"...

Niente di nuovo sotto il sole...


Queste righe non vi fanno pensare a qualcuno abituato a dire e poi smentire, affermare e poi negare, asserendo d'essere stato sempre, perennemente frainteso?...

"(...) Più un bugiardo ha successo, più gente riesce a convincere, più è probabile che finirà anche lui per credere alle proprie bugie"*1)


*1) Hannah Arendt "La menzogna in politica" 1972, ristampato nel 2006, Editore Marietti.

Dolcetti toscani 2)


Come vi ho spiegato in un altro post, ogni tanto riporterò ricette semplici e veloci regalatemi da qualche amica anziana. Eccovene una, dedicata a chi ama le spezie.
Me l'ha suggerita Assunta, una signora toscana di oltre ottant'anni che ha un carattere forte e una bella voce roca e calda. Alta e tonda, ha dei bellissimi occhi dal taglio allungato che socchiude, scrutandoti attenta, se non ti conosce. Porta i capelli grigi raccolti in uno chignon gonfio e disordinato. Qualche lunga ciocca le ricade sul viso mentre parla con me, questa mattina: "Se vuoi fare qualcosa di buonino, dammi retta..." mi dice, e poi mi suggerisce quanto scrivo qui sotto, che regalo volentieri a tutti voi.

"Prendi quattro cucchiai di zucchero e due di miele, metti in un pentolino e mescola con un cucchiaio di legno. Quando tutto è sciolto, unisci a mezzo chilo di farina, coriandolo, anice e qualche candito di arancia e cedro, pochi però, se no vien troppo dolce. Se vuoi far dolci ricchi, aggiungi pure mandorle pelate a pezzetti. Impasta e metti un po'd'acqua, ma poca poca e solo alla bisogna, se vedi che l'impasto è troppo asciutto. Fa delle piccole palline colle mani e metti a 180° per un quarto d'ora, più o meno. Guarda che se li lasci di più diventan duri duri come ossa, che a me, quando avevo i miei denti, parevano molto più bonini, ma l'è meglio evitare... Si possono mettere noci al posto delle mandorle, o un poco di cannella, se ti piace!"

lunedì 10 dicembre 2007

Ignoranza e pregiudizio


"L'ignoranza è meno lontana della verità del pregiudizio"*1):
questo valeva soprattutto un tempo, quando l'ignoranza era non-conoscenza; oggi, essa spesso è unita alla presunzione, e allora si fa muta e cieca alle critiche e ai cambiamenti e diventa insopportabile arroganza, pericolosa quanto il pregiudizio che elegge volentieri a proprio Maestro. L'ignoranza oggi, non consapevole di esser tale, si ammanta delle vesti luccicanti tessute di frasi fatte sentite alla televisione, di luoghi comuni eletti a credo politico da politicanti poco intelligenti e da uomini in malafede avvezzi a condizionare la folla abbagliandola con lustrini e sorrisi fasulli.
La cultura rende liberi, per questo deve essere accessibile a tutti.

*1) Denis Diderot

Quando la Morte è vestita di bianco


Chiamano "morti bianche" quelle di chi perde la vita lavorando e bianche sono le bare dei bambini; "morte bianca" è detta quella improvvisa nella culla.
Bianco. il colore della purezza, dell' innocenza, della pulizia.
Poca purezza di cuore, poca pulizia, in chi pensa prima al profitto e poi alla sicurezza.
Troppe vittime sacrificali immolate al dio denaro.
Un abbraccio a chi piange i propri cari, a Torino e altrove.

Elogio della lentezza


Trovo molto significative queste frasi, estrapolate dal libro di un famoso sociologo, che tessono un elogio della lentezza in un'epoca in cui tutto corre ad un ritmo frenetico e c'è poco spazio per la riflessione e l'attesa, per i ricordi e l'elaborazione.

Ieri sera Rai Tre ha trasmesso un film-documentario sulla cocaina e la sua incredibile diffusione in ogni ceto sociale, ad ogni età: una droga che è l'esaltazione della corsa e ti fa scoppiare il cuore, che ti illude di vincere il Tempo e te ne rende schiavo, perché dopo averla incontrata i giorni sono scanditi soltanto dalle dosi.

Il consumismo si fa sedurre facilmente da sostanze che sono merce costosa, denaro certo e continuo, e si accompagna ad esse volentieri: dire no, cercare un'alternativa a questa società folle, è possibile.


"Bisogna essere lenti come un vecchio treno di campagna e di contadine vestite di nero, come chi va a piedi e vede aprirsi magicamente il mondo, perché andare a piedi è sfogliare il libro e invece correre è guardarne solo la copertina. Bisogna essere lenti, amare le soste per guardare il cammino fatto, sentire la stanchezza conquistare come una malinconia le membra, invidiare l'anarchia dolce di chi inventa di momento in momento la strada.

"Bisogna imparare a star da sé e aspettare in silenzio, ogni tanto essere felici di avere in tasca soltanto le mani. Andare lenti è incontrare cani senza travolgerli, è dare i nomi agli alberi, agli angoli, ai pali della luce, è trovare una panchina, è portarsi dentro i propri pensieri lasciandoli affiorare a seconda della strada, bolle che salgono a galla e che quando son forti scoppiano e vanno a confondersi al cielo. E' suscitare un pensiero involontario e non progettante, non il risultato dello scopo e della volontà, ma il pensiero necessario, quello che viene su da solo, da un accordo tra mente e mondo.". *1)

*1) Franco Cassano "Il pensiero meridiano" Laterza

"Le parole son l'ombra de le cose,
e le cose il model de le parole"...1*)

*1) Pietro Aretino, -L'Orazia-

L' Alzheimer in famiglia

Purtroppo non ho molto tempo per scrivere e aggiornare il mio blog: chiedo scusa a chi passa di qui e allego l'indirizzo di un articolo interessante apparso sul Corriere della Sera. Buona giornata a tutti e un abbraccio a chi si occupa di persone con demenze e a chi ne soffre.. /www.corriere.it/cronache/07_dicembre_10/pappagallo_Alzheimer_famiglia_sola_87a4e030-a6ed-11dc-a6a3-0003ba99c53b.shtml

martedì 4 dicembre 2007

Torta sarda 1)


Non è un blog di ricette, questo. Ma mi pare bello riportare, ogni tanto, i consigli che mi danno persone anziane che mi raccontano come preparavano i propri pasti, quando ancora potevano farlo. E' peccato si perda il loro sapere: si raccolgono le vecchie canzoni e allora perché non ricordarsi anche dei vecchi sapori? Anche loro sono "I colori del tempo" ed è affascinante imparare come, negli anni, cambino i profumi e gli ingredienti, a seconda della regione di provenienza e della disponibilità economica di chi cucinava. Eccovi allora una ricetta veloce datami dalla mia amica sarda.

Torta sarda

3 etti di ricotta
3 etti di farina
1,5 o 2 etti di zucchero
1 o 2 limoni
3 uova
lievito
1 pizzico di sale.

Lavora la ricotta con lo zucchero, poi unisci, sempre mescolando, i tuorli, quindi la farina, il lievito, la scorza di limone grattugiata e, se credi, anche il succo; infine aggiungi gli albumi montati a neve col pizzico di sale, incorporandoli senza smontarli, a poco a poco, girando l'impasto dal basso verso l'alto.
Metti in forno a 180° per 40-50 minuti (controlla, quando sforni, che sia asciutta al centro, punzecchiandola con uno stuzzicadente di legno che dovrà risultare asciutto).

E' facile da preparare, nutriente e deliziosa. La mia amica mi ha detto che a volte la farciva, ancora tiepida, con confettura di limone, ma è ottima anche così.

12) Terza età e oltre. Il vento.


La vita fa dei regali inaspettati.
Oggi, sono andata da papà e l'ho trovato che sonecchiava tranquillo, così mi sono soffermata a parlare un poco con la mia amica Tullia, una signora di ottantacinque anni dallo sguardo fiero e limpido, il naso sottile, aquilino, gli zigomi forti, i capelli grigi raccolti alla bell'e meglio in una crocchia. Era tutta avvolta nel suo cappottone grigio slacciato, la solita sigaretta accesa stretta fra le dita sottili. "Il vento si è calmato" mi ha detto, poi ha mormorato alcuni versi che mi hanno commosso, forse anche perché pronunciati da lei che sono abituata a vedere sempre allegra, pronta allo scherzo e alla battuta, forse perché ascoltati proprio questa mattina che mi sentivo un po' persa nei ricordi, e la malinconia mi era compagna.
Riporto quei versi per voi tutti.

"Che ne sarà del vento in Paradiso,
Il vento che riporta la memoria,
che ne sarà, del vento, in Paradiso?"*1)

*1) Carlo Betocchi

domenica 2 dicembre 2007

11)Terza età e oltre: Rosamunda e la collana



Rosamunda è vestita sempre di rosa, e i suoi abiti ricordano le bambole di un tempo, quelle con la gonna tutta pizzi e volants che stavano al centro del letto matrimoniale.
Ha novant'anni, Rosamunda. Mi saluta, sorride, e accarezza le balze dell'abito, poi controlla che il colletto della camicetta confetto esca dal golfino d'angora e si stringe nello scialle coi nastri di raso.
Non so se sia mai stata sposata, ignoro se abbia figli o parenti. Quando il suo coetaneo Vittorio, questa mattina, le si è seduto accanto, accostando la propria poltroncina alla sua, Rosamunda lo ha guardato perplessa, poi, un po' preoccupata per tanta improvvisa richiesta di intimità, si è alzata e si è allontanata qualche metro.
Con fare un poco timido mi ha spiegato che gli uomini sono tutti uguali, tentano sempre di stringere affettuose amicizie, ma lei è sempre stata una persona seria e non ci casca davvero.

Ha una passione, Rosamunda: la tombola. Le piace l'atmosfera, l'attenzione che regna nella sala quando vengono estratti i numeri, e, soprattutto, le piacciono le caramelle date in premio, o come consolazione se si perde. Ne scarta una con cura, la osserva attentamente, poi la prende tra le dita affusolate e se la porta alla bocca. "Quelle alla fragola sono buone, ma mai come le mie al rosolio", mi confida. "Prima o poi dovrò passare da casa e andarle a prendere", dice convinta.

Mi chiedo se davvero esista, da qualche parte, la casa di Rosamunda, chiusa, un poco polverosa. La immagino piena di ninnoli argentati e di cuscini, con un vago profumo alle rose nell'aria.

Molti ospiti della residenza per anziani nominano la propria abitazione, come se dovessero, prima o poi, farvi ritorno. Oggi ho ricevuto un invito da Annamaria, paralizzata da un ictus, in carrozzella. "Quando verrai da me ti preparerò il pesce con le patate al forno e la torta agli amaretti", mi ha detto gentile. Annamaria era un'ottima cuoca, e nella sua mente prepara ancora pranzetti deliziosi, in vista di un possibile domani in cui riprenderà a ricevere ospiti buongustai.

Strani, i giochi del tempo. Viviamo più esistenze, nella memoria e nel sogno. A volte, e non solo quando si è vecchi o adolescenti, il sogno ha il sopravvento. E credo non sempre sia un male. Quando ero bambina sono rimasta malissimo, scoprendo che le belle nuvole bianche erano fatte di luce e non di spuma o di bambagia o di soffice panna montata. Certe persone immerse nei loro ricordi e nella loro leggiadra follìa, mi ricordano lo stupore e l'incanto provati davanti a certi cieli d'aprile.