venerdì 21 dicembre 2007

Terza età e oltre. 13) Natale


Nella residenza per anziani in cui abita mio padre e oramai posso dire d'avere tanti amici, hanno preparato gli ultimi addobbi.
E' incredibile vedere con quanta bravura alcune donne hanno ricamato, cucito, ideato le decorazioni di panno per l'albero, ma quello che non mi aspettavo era che un uomo burbero come Ennio, sempre serio e piuttosto solitario, rivelasse tanta creatività nel dar vita a centro tavola colorati, con tanto di candela rossa al centro, secondo la migliore tradizione.

Papà non ricorda che si avvicinano le feste se non glielo ripeto ogni giorno, ma è sempre allegro e disponibile a cantare con la sua bella voce da baritono.

Il ricordo dei tempi passati è simile, nella sua mente, a una vecchia canzone, di cui vengono alle labbra alcune note, alcune parole, ma poi la melodia svanisce e sfugge.
Guardando la nipotina di un suo coetaneo ha osservato: "Che carina! Anche mio figlio, dl resto è proprio un bel ragazzino, me lo dicono spesso!". "Già... ma adesso tuo figlio ha una bella bambina..." gli ho mormorato.

I suoi occhi azzurri mi hanno fissato con dentro tutta l'incredulità del mondo, poi mi ha detto: "Davvero?... Come ha fatto a passare così in fretta il tempo? Non aggiungere altro. Per oggi mi basta!" e ha sorriso, come fa spesso, per fortuna, perché il cielo della sua mente è sgombro di nuvole.
Ischemie e ictus hanno cancellato, insieme con la percezione del tempo, anche gli avvenimenti tristi della vita, e, di questo, in fondo, sono loro un po' grata.
Faccio fatica a cogliere i momenti in cui mio padre è davvero del tutto presente. Il nostro, alle volte, è un dialogo tra pazzi (lui magari mi confida che da tempo non vede i suoi genitori, io invece di rispondergli razionalmente che neppure li ho mai conosciuti, visto che non sono più al mondo da prima della mia nascita, gli spiego che ora fa freddo e tutti tendono a starsene a casa al calduccio, a non scambiarsi visite... e via discorrendo, in uno strano gioco delle parti che mi vede figlia e madre e sorella alternativamente, anche a seconda del nome con cui papà mi chiama....).

Adorava il teatro: ricordo quando mi faceva osservare quante volte la gente recitava la parte che si era prescelta, più o meno inconsapevolmente, alle volte per calcolo e per opportunismo, alle volte solo per abitudine o paura, ma anche per puro divertimento, come era consapevole di far spesso anche lui. Ne sorridevamo insieme, in famiglia. Ora lo spettacolo va in scena quotidianamente e non sempre è facile recitare il proprio ruolo...

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