mercoledì 30 gennaio 2008

Terza età e oltre 17) Mio padre. Ancora all'ospedale


Mi chiama il tuo medico sul cellulare. Consiglia un controllo al Pronto Soccorso. Poco dopo sono da te. Sei sereno. L'ambulanza, poi gli esami. Sin da piccola ti ho visto sempre ottimista. Non hai mai sopportato chi si compiange, chi recrimina. Ero così abituata al tuo modo di essere che lo trovavo normale e non capivo che fortuna fosse non vederti mai in preda a rimpianti o con la faccia cupa. Adesso ti dico grazie, padre, per quando ero piccola e mi spiegavi: "Vedi, alle volte non possiamo cambiare quello che succede intorno a noi, però possiamo sempre decidere che pensieri far vivere nella nostra mente, possiamo sempre cambiare quello che succede "dentro" di noi". Anche ieri, papà, sul tuo lettino d'ospedale, quando ti ho chiesto come stavi mi hai risposto "Benissimo, grazie! Solo che ho forti dolori allo stomaco..." e io ho capito cosa volevi dirmi perché quando non mi sentivo bene mi dicevi:"Tu non sei il tuo mal di pancia o il tuo mal di testa, ricordatelo. Hai male lì, ma passerà. Intanto pensa.. a qualcosa che ti piace, perché questo aiuta". E per distrarmi inventavi storie fantastiche con orologi che segnavano tempi fuori dal tempo e portavano i piccoli protagonisti a scoprire universi paralleli, nascosti. A un certo punto, ieri, fuori dal tempo, nell'universo parallelo della memoria, sei caduto tu. E mi hai domandato: "Non sei stanca? Sei qui da ore... non è meglio chiamare la mamma perché prenda il tuo posto?". Mia madre se n'è andata quasi diciott'anni fa, papà. "Mah... sai, fa un po' freddo: uscire adesso non è proprio piacevole" ti ho detto e tu, allora, con mio grande sollievo, mi hai dato ragione. Rimandiamo il vostro incontro, papà, per piacere. Lei è mancata in modo prepotente, doloroso, tante, troppe volte anche a me, perché non è giusto andarsene così presto... Poco dopo è arrivata la dottoressa e hai scherzato con lei. Ce l'hai fatta, anche questa volta. La sera sei tornato, contento, nel tuo letto. Abbiamo scambiato qualche frase, qualche breve carezza, poi ti ho salutato.

"(...) quando ci liberiamo dalle nostre paure, la nostra presenza automaticamente libera gli altri".*1)


*1) Nelson Mandela


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