mercoledì 21 novembre 2007

9) Terza età e oltre: Elsa e Genova



Elsa ha l'Alzheimer.

Cammina, cammina, cammina come nelle fiabe, perché la sua malattia le fa fare tanta strada, tutti i giorni, senza mai sostare, se non quando le gambe, stanche, non la sorreggono più. Solo allora Elsa si ferma, si abbandona sulla poltroncina per una manciata di minuti, le braccia incrociate nel grembo, la borsetta nera ben stretta, sempre sorridente, serena.

Elsa ha capelli corti, grigi e ricci, gli occhiali che rendono grandi i suoi occhi nocciola e la fanno assomigliare a uno scoiattolo e labbra sottili.

Non è tanto alta, Elsa la dolce. non è mai sgarbata.

Genova è la sua città natale e lei ci torna tutti i giorni.
Saluta educatamente le persone che incontra nel salone della residenza, poi passa dal bar, si rivolge a un'assistente, a un ospite o a un'infermiera e chiede, con la sua vocetta sottile, acuta: "Per cortesia, mi indica la strada per Genova?".

Una volta ricevute le preziose informazioni ("Svolti a destra, poi vada sempre dritto e segua la via"), si incammina decisa. Impiega un bel po' di tempo, per compiere tutto il percorso. Se non fa freddo gira attorno alla residenza, percorrendone il perimetro in giardino; se il tempo è brutto, allora non trascura nessun corridoio, nessuna sala, nessun androne del piano terra.
Quando torna contenta e annuncia trionfante: "Sono stata a Genova!" qualcuno le chiede sempre:"Raccontaci, raccontaci tutto!". "Sono stata a trovare mia mamma, abbiamo fatto la pasta insieme, poi siamo uscite per negozi..." comincia Elsa, gentile.

Alessandro Panagulis, rinchiuso in una cella-tomba, diceva che non sarebbero mai riusciti a imprigionare i suoi pensieri, quindi lui sarebbe rimasto, comunque, un uomo libero; l'Alzhaimer per Elsa non è diventato una cella, perché lei se ne è fatto un compagno di viaggio e lo prende a braccetto e cammina, cammina, cammina, verso la mèta che ha nel cuore e che, col cuore, raggiunge ogni giorno.

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