lunedì 12 novembre 2007

La morte di Gabriele Sandri: riflessioni

E' morto un ragazzo, si chiamava Gabriele Sandri, e ai suoi cari mando un forte abbraccio.

E' una tragedia, perdere un figlio, o un fratello, così, non c'è dubbio.


Ma quanto è accaduto non ha niente a che fare con quello che è seguito.


Un poliziotto lo ha ucciso, e credo stia molto male anche lui, ora, e penso che stia vivendo un suo dramma.


Gabriele non è morto perché martire della propria squadra. L'agente che ha sparato nemmeno sapeva si trattasse di un tifoso, quindi quello che è successo dopo (scontri in tutta Italia, cortei contro le Forze dell'Ordine), non ha alcun senso, se non la voglia di sfogare una rabbia grandissima che sempre più spesso parte da un pretesto e trova sbocco per le strade, o negli stadi, rabbia di cui bisognerebbe indagare le cause.

Viviamo in un mondo in cui non si riflette più e spesso, si grida, perché insultare è facile e redditizio: fa audience in tv, porta seguaci tra i superficiali impauriti e i qualunquisti insoddisfatti, evita il vero confronto, perché facilita chi non elabora idee, non propone progetti, ma slogan.


L'odio di piazza contro la Polizia,ha qualcosa di simile all'odio espresso contro i Rom o i Rumeni: è un sentimento che generalizza, che non ha il minimo rispetto per il singolo, ma appiattisce tutto in categorie, in un evidente bisogno di semplificazione estrema della realtà.


Trovo drammatico questo modo di sragionare,di cui, del resto, abbiamo mille esempi (purtroppo anche in Parlamento).

Penso abbiano molta responsabilità, a riguardo, coloro che non reputano importante un comportamento etico, ma anzi esaltano i comportamenti furbetti, affermano e smentiscono, smentiscono e affermano, invitando all'illegalità, a non pagare le tasse, a farsi giustizia da soli.

Una maggior attenzione alla giustizia sociale e all'equità, una maggior importanza alla cultura che rende l'uomo libero, e non alla capacità di emergere comunque, di apparire comunque, o di esibire status symbol e corpi come fossero status symbol essi stessi, forse produrrebbe qualche cambiamento.

La nostra è una società drogata: varie sostanze ci garantiscono tranquillità o energìa a poco prezzo; allo stesso modo, a poco prezzo ci propongono soldi in prestito con pubblicità martellanti e ci mostrano personaggi che raggiungono facilmente la fama con poca fatica. Impegno, conoscenza e fatica sembrano inutili, superati.

Abbiamo disimparato a elaborare. Non sappiamo elaborare un lutto (e ai funerali spesso i presenti sono un pubblico che si lascia andare a grida e a applausi inappropriati), non sappiamo elaborare un dolore (e lo sfoghiamo urlando e sfasciando, esprimendo odio come se piovesse), non sappiamo come elaborare una sconfitta, come affrontare una difficoltà o una giornata di noia (e si va diffondendo sempre più, tra i giovani, l'abuso di alcool).


L'elaborazione, del resto, abbisogna di tempo, di silenzio, di riflessione e di ascolto, non certo dei ritmi sincopati di oggi...





"Che cos'è che ha trasformato i proletari e i sottoproletari italiani, sostanzialmente, in piccolo borghesi, divorati, per di più, dall'ansia economica di esserlo? Che cos'è che ha trasformato le «masse» dei giovani in «masse» di criminaloidi? L'ho detto e ripetuto ormai decine di volte: una «seconda» rivoluzione industriale che in realtà in Italia è la «prima»: il consumismo che ha distrutto cinicamente un mondo «reale», trasformandolo in una totale irrealtà, dove non c'è più scelta possibile tra male e bene. Donde l'ambiguità che caratterizza i criminali: e la loro ferocia, prodotta dall'assoluta mancanza di ogni tradizionale conflitto interiore. Non c'è stata in loro scelta tra male e bene: ma una scelta tuttavia c'è stata: la scelta dell'impietrimento, della mancanza di ogni pietà". *1)


"La violenza aumenta l'odio e nient'altro.La più grande debolezza della violenza è l'essere una spirale discendente che dà vita proprio alle cose che cerca di distruggere. Invece di diminuire il male, lo moltiplica".*2)

*1) Pierpaolo Pasolini
*2) Martin Luther King

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