sabato 10 novembre 2007

Siamo ancora razzisti


Quando ero piccola la nonna mi raccontava della sua amica Ankoska, una violinista polacca, e di suo figlio pianista. Mi parlava di loro e del loro vivere nascosti, durante la guerra, perché erano ebrei.
Ascoltavo e pensavo che fatti del genere appartenevano a un'epoca molto lontana (da bimbi il tempo è dilatato) e che sarebbero rimasti solo nel ricordo di chi li aveva vissuti.
Quando mio figlio frequentava la scuola materna, un giorno arrivò a casa e mi disse: "Mamma, tu non sai, non puoi immaginarti cosa ho scoperto oggi! Esiste una cosa sciocca, ma assurda davvero, che non è solo nelle fiabe come le streghe, ma c'è veramente!
E si chiama razzismo.
Vuol dire che se un bambino ha un colore che non è rosa, ma magari è scuro come il mio amico Davide, o magari prega un suo dio in un modo diverso, o si veste un po' strano, o vive in una roulotte, allora è Diverso!
E' incredibile! Diverso e meno bello e meno buono di me!
E' una vera stupidaggine!
E' ovvio che si sia diversi, lo sono i colori, i fiori, le note, per fortuna, sai che mondo noioso, se no...
Ma chi può avere detto questa cosa mamma, e perché certi ci credono?".

Una ragazza rumena mi ha confessato che, essendo casualmente nata in Ucraina, quando si propone come badante o colf (in nero) evita di raccontare che la sua famiglia viene tutta dalla Romania per non essere guardata con sospetto.

Mi sbagliavo, da piccola. Il razzismo non è mai sparito. Anche i morti hanno un valore diverso a seconda della loro nazionalità. Se si tratta di gente di altre terre che muore affogata, mentre attraversa il mare su un canotto, se ne parla velocemente, quasi con fastidio. Se si tratta di un nostro connazionale, allora ci viene raccontata la sua vita, ci viene mostrata la sua casa, intervistano i suoi cari, scappa qualche lacrimuccia e anche l'intervistatore ha la voce bassa e partecipe.

Mi fa un po' impressione verificare come certi vecchi discorsi tornino a circolare, giocando sulla paura: paura di chi ha tradizioni differenti, paura della povertà dell'altro, paura di perdere i propri privilegi...

Su www.gadlerner.it c'è un bel post corredato da foto che dimostrano come si possa fare informazione di parte anche semplicemente previlegiando alcune immagini e censurandone altre.

Davvero è così difficile capire che il mondo è di tutti, che assicurare a tutti giustizia e cultura è il solo presupposto per un'integrazione effettiva che porti alla convivenza civile?

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