domenica 4 novembre 2007

Nata nel 1903


Stamattina guardavo una vecchia, amata foto di mia nonna e sorridevo.

Nella foto nonna ha vent'anni, i capelli mogano a caschetto (allora quella pettinatura si chiamava "alla maschietta"), gli occhi vivaci e scuri dall'espressione divertita, il nasino all'insù e la bella bocca ben disegnata che sorride con aria di sfida.

E' ritratta di tre quarti, il vestito chiaro di chiffon a scoprire una spalla.
So che quell'immagine le costò una sfuriata del giovane marito, perché il fotografo la espose nella vetrina del suo negozio e ben presto si radunò, lì davanti, una piccola folla di ammiratori di quella ragazza che si offriva agli sguardi in quella posa osé.
La scena si svolgeva in una cittadina del nord della Francia, non nella ben più puritana Italia, ma anche lassù, a quei tempi, una spalla nuda faceva scandalo.

Nonna raccontava divertita quanto era accaduto, lei che non s'era mai adeguata ai ruoli che allora venivano proposti ed imposti a una donna, lei che aveva voluto studiare agraria e amava la chimica, quando le giovani fortunate che avevano la possibilità di studiare ed un padre che permetteva loro di farlo, sceglievano, in genere, tra l'Accademia d'Arte e le magistrali.

Nonna mi portava nei boschi, quando non volevo mangiare, e mi faceva appetitosi, piccoli panini farciti, poi mi invitava a sedermi ai piedi di qualche grande, vecchio albero, e mi chiedeva di stare in silenzio e ascoltare.

Lei mi ha insegnato che anche i silenzi hanno una voce.

Ho imparato così a distinguere i canti di tanti uccellini, lo stormire delle fronde al passare del vento, i passetti felpati di piccoli animali sull'erba (scoiattoli, talpe in procinto di scavarsi la tana)... poi la nonna mi suggeriva: "Adesso guarda, ma cerca di vedere, anche" e restavo a osservare i mille colori che chiamiamo "verde" ed il loro variare al variare delle luci e delle ombre, l'universo di foglie differenti e il disegno dei tronchi e dei rami, e i fiori, e le erbe selvatiche e il lavorio incessante dei piccoli animali nascosti nel prato.

Nonna mi ha fatto molti regali, insegnandomi tanto, ma, forse, il dono più importante me lo ha fatto poco prima di lasciare la vita, quando io, disperata, non volevo accettare che se ne andasse, e lei, con poca voce, serena, mi ha mormorato: "Vedi, è come essere state a una splendida festa. Ti diverti, balli, conosci gente interessante, ma poi arriva un momento in cui ti senti così stanca che desideri solo andartene a letto, perché chiudere gli occhi ti pare quanto di più desiderabile al mondo!", poi mi ha raccomandato "Niente musi lunghi, per favore, niente retorica sentimentale. Fate un buon pranzo tutti insieme e ascoltate della buona musica".
E il suo funerale fu come una festa e tutti credevano fosse morta una ragazza, perché c'erano un sacco di miei coetanei, suoi amici da sempre.

"Una sola cosa mi spiace" diceva spesso "non poter curiosare tra una manciata di anni per vedere cos'avranno scoperto di nuovo, quali novità cambieranno questo mondo che è così diverso da quand'ero piccola io".

Non credo che nemmeno lei avrebbe potuto supporre mutamenti radicali e incredibili come quelli a cui la mia generazione ha assistito, insieme col perpetrarsi di problemi antichi e di pregiudizi che non se ne sono andati nemmeno col nuovo millennio e che chissà quando ci lasceremo alle spalle.

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