giovedì 31 gennaio 2008

Una medaglia importante


Medaglia d'oro al valor civile per l'operaio Denis Zanon, morto a Marghera nel tentativo di salvare un compagno: è la proposta, partita da Epifani e ripresa da Articolo21 e da Rainews24.
Trovate il testo della petizione indirizzata al Presidente Napolitano su
http://www.rainews24.rai.it/ran24/rainews24_2007/tema/appello.asp
oppure su
http://www.articolo21.info/notizia.php?id=6085
Firmiamola in tanti....

Primo Piano, Rai Tre


Ieri sera a Primo Piano si è parlato di operai.

Hanno trasmesso spezzoni del film-documento "In fabbrica" di Francesca Comencini, ma anche scene di altre pellicole che trattavano di lavoratori.

Colpisce ascoltare con quanta dignità si esprimono certi operai: la Comencini ha parlato di "etica del lavoro"; fa riflettere constatare la consapevolezza di chi fatica e si impegna quotidianamente, di chi sa di essere parte importante della vita di questo Paese anche se si è visto cancellato dalle televisioni tutte lustrini, tette e paillettes, soubrettine improvvisate, deputate scosciate e imprenditori alla "mi sono fatto da solo".

Non sono bastate le morti quotidiane nei cantieri e nelle fabbriche: per riportare alla pubblica attenzione chi con la propria fatica ha costruito l'Italia (e non solo) ci sono voluti i roghi della Thyssenkrupp, le trasmissioni a lei dedicate (come quella, bellissima, presentata tempo fa da Gad Lerner su La7, in cui è stata ridata finalmente la parola a chi non l'aveva da tempo).
Siamo sommersi da programmi televisivi che ci rovesciano addosso immagini di un mondo edulcolorato, fasullo, per convincerci che quanto propongono è desiderabile e autentico, per non farci riflettere sulla realtà vera che ha poco a che fare coi realityshow.
Nel mese di gennaio sono morte sul lavoro 80 persone.
E' importante che se ne parli, che si dia visibilità a chi rischia di non averne, che si prenda nuovamente coscienza di una classe sociale che fatica, lavora e rischia la vita per stipendi ingiustamente bassi.
Si può ripartire.
Ci si può allontanare dall'imbarbarimento culturale che ha portato i più a darsi farsi miti, a perseguire ideali fasulli.

Forse si può ricominciare proprio da qui. Bisogna rendersi conto che l'assenso incondizionato a tutto quanto viene proposto, pubblicizzato, venduto, conduce a un asservimento volontario.
Occorre riportare al centro la condizione della classe operaia, parlare di lavoro e di cultura, per non muoversi solo alla rincorsa di modelli di vita artificiosi e virtuali.

"L'indifferenza è il peso morto della storia. È la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall'impresa eroica". *1)

*1) Antonio Gramsci

mercoledì 30 gennaio 2008

Terza età e oltre 17) Mio padre. Ancora all'ospedale


Mi chiama il tuo medico sul cellulare. Consiglia un controllo al Pronto Soccorso. Poco dopo sono da te. Sei sereno. L'ambulanza, poi gli esami. Sin da piccola ti ho visto sempre ottimista. Non hai mai sopportato chi si compiange, chi recrimina. Ero così abituata al tuo modo di essere che lo trovavo normale e non capivo che fortuna fosse non vederti mai in preda a rimpianti o con la faccia cupa. Adesso ti dico grazie, padre, per quando ero piccola e mi spiegavi: "Vedi, alle volte non possiamo cambiare quello che succede intorno a noi, però possiamo sempre decidere che pensieri far vivere nella nostra mente, possiamo sempre cambiare quello che succede "dentro" di noi". Anche ieri, papà, sul tuo lettino d'ospedale, quando ti ho chiesto come stavi mi hai risposto "Benissimo, grazie! Solo che ho forti dolori allo stomaco..." e io ho capito cosa volevi dirmi perché quando non mi sentivo bene mi dicevi:"Tu non sei il tuo mal di pancia o il tuo mal di testa, ricordatelo. Hai male lì, ma passerà. Intanto pensa.. a qualcosa che ti piace, perché questo aiuta". E per distrarmi inventavi storie fantastiche con orologi che segnavano tempi fuori dal tempo e portavano i piccoli protagonisti a scoprire universi paralleli, nascosti. A un certo punto, ieri, fuori dal tempo, nell'universo parallelo della memoria, sei caduto tu. E mi hai domandato: "Non sei stanca? Sei qui da ore... non è meglio chiamare la mamma perché prenda il tuo posto?". Mia madre se n'è andata quasi diciott'anni fa, papà. "Mah... sai, fa un po' freddo: uscire adesso non è proprio piacevole" ti ho detto e tu, allora, con mio grande sollievo, mi hai dato ragione. Rimandiamo il vostro incontro, papà, per piacere. Lei è mancata in modo prepotente, doloroso, tante, troppe volte anche a me, perché non è giusto andarsene così presto... Poco dopo è arrivata la dottoressa e hai scherzato con lei. Ce l'hai fatta, anche questa volta. La sera sei tornato, contento, nel tuo letto. Abbiamo scambiato qualche frase, qualche breve carezza, poi ti ho salutato.

"(...) quando ci liberiamo dalle nostre paure, la nostra presenza automaticamente libera gli altri".*1)


*1) Nelson Mandela


lunedì 28 gennaio 2008

Ikea: di Rokka o di Rigga...


La gente è proprio strana.
E lavorare a contatto col pubblico, l'ho sempre pensato, richiede una pazienza eccezionale, alle volte.
Ieri ho fatto un giretto all'Ikea.
E' un mondo da non frequentare se da piccolo non amavi il Lego, per non impazzire al montaggio di mobili e scaffali, d'accordo.
E' una catena che vende divani Grankulla e tavoli dal nome ancora più improbabile, d'accordo.
Ma ha prezzi buoni e, scegliendo con attenzione, si trovano oggetti niente male. Passare qualche ora là dentro è stato interessante, non solo per i mobili visti: ho vissuto esperienze che mi hanno lasciata stupita, arrabbiata, divertita, sconvolta.
Inizio col primo episodio.
Dopo un giro esplorativo, mi sono fermata davanti a un "punto informazioni". Mi precedevano due persone; di fianco a me c'era un'altra coda di visitatori in attesa di parlare con un altro addetto.
Due code, tre persone per coda, due addetti. Tutto a posto? Niente affatto, perché quando arriva il mio turno il signore che era ultimo, come me, nella coda di fianco alla mia, mi si para davanti paonazzo e bofonchia:"Eh, no! Eh, troppo comodo!". Lo guardo perplessa e gli chiedo cosa ci sia che non va, e lui: "E' mezz'ora che aspetto! Guardi... lasci perdere che è meglio!".
Lo osservo: Ha le vene del collo che pulsano, grosse come cordoni.
Di fianco sua moglie, grassottella e piccolina, il viso mansueto, abbassa gli occhi e si sposta.

Alle volte reagisco alla prepotenza altrui arrabbiandomi e facendomi valere; alle volte invece, mi sento un po' come allo zoo: mi chiedo cosa passi per la mente di un uomo che si adira in modo assurdo e diventa tanto sgradevole rischiando un ictus o un insulto (o tutti e due) e mi scatta la voglia di comportarmi in modo sfacciatamente educato, perché divento curiosa e voglio vedere dove porterà tanta cafonaggine.
Oggi è uno dei giorni in cui ho voglia di visitare uno zoo, così sorrido e, con uno occhiata lunga di compatimento mormoro :"Guardi, non ho proprio capito il senso di quanto lei ha appena gridato, ma non mi pare valga la pena di litigare. Desidera passare avanti? Prego, passi: le cedo il mio posto".
Spero tanto che si senta un verme, ma lui si gonfia tutto, sempre rosso in viso e non sembra nemmeno imbarazzato.
"Signorina!" chiede all'addetta informazioni, "Devo prendere un Rokka", ma non lo trovo. Ho bisogno il numero p-r-e-c-i-s-o dello scaffale!". "Mi scusi: come ha detto che si chiama, quello che cerca?" "R - O- K - K - A, signorina! Rokka!" e sbuffa, agitando un foglietto. "Se non lo sa lei che lavora qui!" aggiunge, "Me lo sono anche annotato! Devo farglielo leggere?". La ragazza sospira impercettibilmente e, con fare pacato, spiega:"Vede signore, il computer mi dice che non esiste un articolo con quel nome. Mi faccia vedere com'è scritto". Prende il foglietto dalle mani del gentiluomo che brontola: "Se sa leggere adesso vedrà che c'è! A me importa dove!" "Non mi risulta in catalogo, neppure se lo digito con la "c" al posto della "k"... ma dica: cos'è l'oggetto che cerca, può provare a spiegarmelo?" suggerisce la ragazza. "Cos'è, cos'è... è un coso lì..." sbotta il gentleman, e gesticola menando fendenti nell'aria con la sua spada invisibile. Sto a debita distanza. "Un coso... lì, un aggeggio per metterci la roba!".
La faccenda si fa interessante. "La roba... quale?" domanda la commessa e io penso che forse trattasi della nota polverina stupefacente, il cui uso giustificherebbe le vene gonfie e il delizioso comportamento dello sconosciuto urlante.
Ma lui riprende più o meno così: "Oh, al è quel robb dove si mettono i vestiti!!" "Un appendiabiti?" azzarda la ragazza, e l'uomo, come se la faccenda fosse ovvia per chiunque: "Eh, già! L'è da un'ora che glielo dico!" "Bene, signore, guardi, le scrivo il numero dello scaffale in cui teniamo quello che le interessa. Guardi che l'articolo si chiama Rigga, glielo annoto: se lo cerca come Rokka, non riuscirà a trovarlo...".
L'uomo si scusa? Palesa un evidente imbarazzo? Niente, affatto! Sbuffa come una vecchia locomotiva di un film western,poi conclude: "Ah, finalmente! L'era ora! Guarda quanto tempo mi avete fatto perdere!", gira sui tacchi e se ne va con moglie-cagnolino al seguito.

Spero tanto che, aprendo l'imballaggio, perda una vitina piccina picciò, indispensabile per montare il suo Rigga. Spero che non se ne accorga. Spero che nel cuore della notte il Rigga schianti a terra facendogli venire un leggero coccolone. Spero che il leggero coccolone lo rincitrullisca un po', giusto un po', quel tanto che basta per renderlo un animale più mansueto, così che l'esistenza di sua moglie e delle commesse che lo troveranno in futuro sulla propria strada, migliori...

Storie bambine...


Ho amato moltissimo Mignolina, una fiaba di Andersen.

La piccolissima Mignolina, nata in un vasetto in cui una donna, desiderosa di un figlio, aveva posto a germinare un seme, viene rapita dai rospi (e ne dovrebbe sposare uno), poi da una vecchia topolona che la vuol far maritare con una talpa: lei riesce a fuggire sul dorso di una rondine che aveva trovato ferita e aveva curato di nascosto, per tutto un lungo inverno, salvandola dal freddo. La rondinella porta Mignolina lontano da quel luogo buio e tetro, nel regno dei fiori dove splende il sole e lei troverà l'amore...

Mi piaceva questa piccola odissea di una bambina che non si rassegna, quando il suo destino pare ormai deciso, ma riesce a organizzarsi e a cavarsela, trovando alla fine un luogo in cui sia più piacevole vivere; la parte che preferivo era quella in cui la piccola protagonista, destinata di lì a una manciata di giorni alle nozze col talpone, riesce a scappare salendo sul dorso della rondine per volare lontano lontano.
Mi pareva bellissimo immaginare di potersi librare alti nel cielo e guardare il mondo sotto di sé: passavo, del resto, interi pomeriggi sdraiata sul terrazzo di casa a osservare le nuvole.

Avevo quattro anni e Andersen, col suo mondo fantastico in cui si parlavano cucchiaini e teiere era ai miei occhi un vero sapiente, più affascinante dei principi dei fratelli Grimm che arrivavano a cavallo e a cavallo ripartivano verso castelli grandi, ma chiusi. L'orizzonte dei prati era incredibilmente più bello, ai miei occhi bambini.

Mignolina non è una fiaba nota come le più amate Cenerentola o Biancaneve, ma nella mia infanzia è stata importante.
Mi suggeriva che è giusto fare qualcosa per chi senti simile a te, che non bisogna mai arrendersi: che bisogna cercare altrove quello che non si riesce a trovare.
Chissà, forse il mio amore per i cambiamenti, quello che chi mi conosce ha definito "latente nomadismo" nasce da lì, come forse lì nasce un po' dell'ottimismo con cui guardo la vita...

venerdì 25 gennaio 2008

Non dimentichiamo...


"Per far arrivare i treni in orario, se vogliamo, mica c'era bisogno di nominarlo capo del governo, bastava farlo capostazione". Massimo Troisi, dal film "Le vie del Signore sono finite", 1987.

"Le persone farebbero qualunque cosa, per quanto assurda, pur di evitare di affrontare la propria coscienza: praticare lo yoga, osservare diete, imparare teosofia a memoria, ripetere meccanicamente testi mistici della letteratura mondiale. Tutto perché non sanno stare con se stessi, e non credono minimamente di poter tirar fuori qualcosa di utile dalla propria coscienza"

Carl Gustav Jung - Psicologia e alchimia - Bollati Boringhieri -

Nani e ballerine



Sono stanca. Stanca di gente che festeggia per aver avuto una condanna a cinque anni. Stanca della volgarità stupida di italiani che si abboffano di mortadella e prosciutto e brindano perché cade un governo, stanca di ascoltare onorevoli insultare un collega dandogli del frocio, stanca di sentire battutacce su Rosy Bindy perché non è liftata, ritoccata, siliconata come altre sue colleghe, stanca di sentir dire che la legge elettorale "è una porcata" da chi l'ha appena scritta ed è pronto a difenderla e a non volerla modificare se si tratta di andare prima alle elezioni, stanca di scoprire che Bossi può parlare di prendere le armi senza che le sue parole causino alcuno scandalo.

Un ometto piccino con tanto potere, un giorno asserì:
"In politica un'assurdità non è uno svantaggio" e, quando lo disse, non aveva neppure una televisione, per farsi propaganda. Spero tanto che le sue parole oggi non valgano per l'agire di altri piccoli uomini di potere. Spero che più persone, oggi, in Italia, siano disgustate da opportunisti e ladri, che torni la voglia di capire e di partecipare, di eleggere donne e uomini che abbiano una loro dignità e sappiano essere credibili. Abbiamo il diritto di dire no all'ingresso in Parlamento a inquisiti e condannati, abbiamo il diritto di poter scegliere. Dobbiamo lavorare per presentare liste presentabili da opporre a chi vuole tornare allo spettacolo d'arte varia di nani e ballerine per stordirci e drogarci di reality e fiction e di telegiornali fasulli come fiction e reality.

giovedì 24 gennaio 2008

"Ballarò" e gli anni settanta


Sono stata via... ho attraversato, una mattina, le colline delle Langhe.
Ho visto paesaggi innevati simili a quelli della mia infanzia, come fermi nel tempo, grazie alle loro vigne preziose che li hanno salvati dall'invasione di fabbriche e asfalto.
La bellezza di quel candore silenzioso disteso sui prati mi ha riempito il cuore di gioia. La vita è un incanto per gli occhi e per il cuore: la sua armonìa mi strugge come un innamoramento.
E' difficile rientrare nella realtà fatta di inghippi politici, di operai che continuano a morire sul lavoro, di onorevoli che minacciano guerre civili asserendo che troveranno le armi per liberare veneto e padania se il governo in carica non se ne andrà...
Ieri sera ho seguito Ballarò. Era una puntata speciale: hanno parlato i figli di alcune vittime del terrorismo: Calabresi, Alessandrini, Tobagi... una bella trasmissione con interventi di Luca Zingaretti che ha letto benissimo brani da "Spingendo la notte più in là", il libro di Mario Calabresi edito da Mondadori che consiglio a tutti.

Ho ricordato una mattina, a Milano. Mio padre era appena rientrato, dopo aver portato mio fratello nella stessa scuola frequentata dal figlio di Alessandrini. Fuori, i soliti rumori: auto in coda, clacson, qualche fiilovia di passaggio.

All'improvviso, sentimmo dei colpi. Per un istante pensammo all'esplosione di un pneumatico, ma dalla strada venne un silenzio inatteso, anomalo, che non dimenticherò mai.
Un silenzio che sapeva di morte, non di pace.
Attimi senza più alcun frastuono.
Non si sentiva neppure una voce, dalla strada.
Neppure una voce.
Mio padre ed io ci guardammo. Poi iniziarono ad arrivarci suoni concitati e grida.
"Hanno sparato a qualcuno" disse piano papà. "Hanno ammazzato qualcuno..." mormorò ancora, abbassando gli occhi.
Momenti terribili.
E' stato importante ascoltare, ieri sera, i bambini di un tempo, lasciati orfani da quella violenza, perché rimuovere la loro vita dalla coscienza collettiva era come perpetrare la volontà omicida di cancellare la vita delle persone uccise.
Tobagi, Alessandrini, Calabresi e Guido Rossa e tutti gli altri... morire per mano di chi, facendo fatica a pensare, trovava più facile sparare.

Verso la fine della trasmissione è intervenuto Giuliano Ferrara che ha cercato di gettare fango su tutti gli anni settanta; l'operazione non gli è riuscita: la figlia di Tobagi ha sottolineato come in quel periodo ci fossero anche spinte all'innovazione, al pensiero e al cambiamento (e suo padre ne fu un attivo testimone).
Era un periodo complesso e difficile; è un periodo difficile anche questo che stiamo vivendo.
Ci sono "onorevoli" che minacciano rivoluzioni armate inneggiando alla "padania".
Ci sono "onorevoli" che trattano il Parlamento come uno stadio calcistico, gridano, gesticolano, insultano, interrompono.
Ci sono "onorevoli" che festeggiano perché condannati a "soli" cinque anni di galera, altri che continuano a ricoprire la propria carica anche se colpevoli di reati, altri ancora che parlano in nome della "gente" e si ripropongono senza vergogna dopo aver affermato che il falso in bilancio non è cosa grave, dopo aver portato avanti per anni solo i propri interessi privati.

Ascoltare Ballarò ieri sera mi ha ricordato che esiste un'Italia amante della giustizia, riflessiva e intelligente.
Dico grazie alla capacità d'amore espressa da Mario Calabresi (e provo ammirazione per la sua lucida intelligenza e per la forza buona di cui è stata capace sua madre); dico grazie a Benedetta Tobagi che ha cercato suo padre negli scritti e nelle idee che lui ci ha lasciato, non potendone più avere l'abbraccio; dico grazie al figlio di Alessandrini presente nonostante il dolore che ancora vela i suoi occhi per quanto gli è stato negato.
"Espiare una colpa col carcere" ha detto "non significa cancellare le proprie responsabilità per quanto si è commesso. Quelle restano". E' vero. ed è importante che qualcuno lo affermi perché è un mondo in cui "responsabilità" è parola in disuso.
Uno afferma, poi smentisce. Si sposa due volte, poi parla di indissolubilità del matrimonio. Si fa fotografare con amanti varie, poi va al Family Day... (e si potrebbe continuare a lungo...).

Bisogna davvero "spingere la notte più in là", anche la notte della coscienza che rischia di calare scura sui giorni a venire se non saremo capaci di dire no all'ipocrisia sporca di molti potenti innamorati solo di se stessi e della forza bruta del proprio denaro.

mercoledì 16 gennaio 2008

Terza età e oltre. 16) Un magazzino speciale


"Magazzino": così c'è scritto sulla copertina del vecchio quaderno che ho trovato, tempo addietro, e di cui, fino a una manciata di mesi fa, ignoravo l'esistenza.

"Magazzino": il diario di mio padre con alcune pagine scritte prima dei suoi vent'anni.
Anche oggi piove. Anche oggi, padre, verrò a trovarti e ti troverò seduto sulla tua carrozzella, sereno, come sempre. I tuoi occhi azzurri hanno sguardi teneri, indifesi. A volte fatico a ritrovarti. Ma poi basta un sorriso, basta un momento che riaffiora, improvviso, dalla nebbia dei tuoi ricordi, per incontrarti di nuovo.
E poi ho il tuo "Magazzino" e ogni tanto entro a curiosare.

Oggi ho letto versi che hai dedicato (quanto tempo fa?) al tuo primo amore, una ragazza morta a sedici anni.
Li trascrivo per chi passa da qui:

"Alla tua tomba lontana accenna
un cipresso
e mi parla di te
Mi guardi
con morenti
occhi di stelle"

martedì 15 gennaio 2008

Un politico che non parla politichese


Segnalo a chi fosse sfuggita un'intervista a Zapatero ripresa da Corriere della Sera: risposte chiare e concise ne fanno un esempio per molti nostri politici:
/www.corriere.it/esteri/08_gennaio_13/zapatero_intervista_8f7ea62c-c1ac-11dc-bb2b-0003ba99c667.shtml

lunedì 14 gennaio 2008

Barenboim, un pianista per la pace


Questa mattina ho visitato, come faccio spesso, www.gadlerner.it
Un post è dedicato a Barenboim: questo cittadino israeliano, pianista e direttore d'orchestra ebreo di origini russe di cui è nota la bravura, ha ricevuto la cittadinanza onoraria palestinese.

Da tempo questo artista afferma di credere che non esistano soluzioni militari, nella sua terra, e che i destini di palestinesi e israeliani sono uniti inestricabilmente.

E' significativo, tra l'altro, che nel 1999 Barenboim insieme con Edward Said, palestinese, scrittore e professore di letteratura comparata, abbia dato vita al il workshop “West-Eastern Divan”: ogni estate giovani musicisti d’Israele e dei Paesi Arabi vengono invitati a lavorare insieme in orchestra.
Ma non basta: Barenboim ha anche fatto nascere un progetto per l’educazione musicale nei territori palestinesi, che comprende sia l' istituzione di un’orchestra giovanile palestinese, sia la fondazione di un asilo musicale.

"La musica è la cornice comune; è un linguaggio astratto di armonia. In musica nulla è indipendente. Richiede un perfetto equilibrio tra intelletto, emozione e temperamento. Quindi, tramite la musica possiamo immaginare un modello sociale alternativo, dove l'utopia e la praticità uniscono le forze, permettendoci di esprimere noi stessi liberamente e di ascoltare ciascuno le preoccupazioni dell'altro. Questo processo ci offre un importante insight sul modo attraverso il quale il mondo può e deve funzionare, e talvolta in effetti funziona", ha detto questo grande uomo, e ancora: "C'è un'incredibile quantità di cose da apprendere per la vita tramite la musica. L'accettazione della libertà e dell'individualità dell'altro è una delle lezioni più importanti della musica. Accettazione significa riconoscere la differenza e la dignità dell'altro".

E' meraviglioso constatare l'esistenza di persone intelligenti e attive che credono ancora la pace e la convivenza tra popoli di tradizioni diverse siano possibili: siamo sommersi da affermazioni più putride della spazzatura napoletana che ammorbano l'aria con asserzioni stupidamente razziste e con la violenza di chi considera gli uomini strumenti atti a produrre e consumare (tremende le asserzioni dei dirigenti Thyssenkrupp -vedi: www.rainews24.rai.it/notizia.asp?newsID=77555 cui si accenna nel post di Gad Lerner a cui mi riferisco); ancora più importanti e benefiche sono le notizie come questa riguardante Barenboim, a ricordarci di non farci ammaliare da certi media che cantano i loro modelli proponendoli come miti fasulli e vorrebbero farci dimenticare l'esistenza dei lavoratori e dei cassaintegrati, dei disoccupati e degli emigranti, dei conflitti e di interi popoli bombardati dalla democrazia al fosforo bianco.

sabato 12 gennaio 2008

Poesia per questa notte


Trascrivo alcuni versi, ora che è notte e tornano i ricordi e la poesia è compagna meravigliosa: li dedico a chi ha amato e a chi è pronto ad amare, non importa se una persona, un'idea, un'illusione, o, magari, semplicemente, la vita.


(...)
amo l'amore dei marinai
che baciano e se ne vanno.
Lasciano una promessa.
Mai più ritornano.
In ogni porto una donna attende:
i marinai baciano e se ne vanno.
Una notte si coricano con la morte
nel letto del mare.

Amo l'amore che si suddivide
in baci, letto e pane.
Amore che può essere eterno
e può essere fugace.
Amore che vuol liberarsi
per tornare ad amare.
Amore divinizzato, che si avvicina.
Amore divinizzato che se ne va.

Più non si incanteranno i miei occhi nei tuoi,
più non s'addolcirà vicino a te il mio dolore.
Fui tuo, fosti mio. Che altro? Insieme formammo
un angolo sulla strada dove l'amore passò.
Fui tuo, fosti mia. Tu sarai di colui che ti amerà,
di colui che raccoglierà nel tuo orto ciò che io ho seminato.
Me ne vado. Sono triste: ma sempre sono triste.
Vengo dalle tue braccia. Non so dove vado.
... Dal tuo cuore un bimbo mi dice addio.
e io gli dico addio. *1)

*1) Pablo Neruda



Vita da gatti...


"Puoi tenere un cane, ma è il gatto che tiene le persone, perché i gatti trovano che gli esseri umani siano utili animali domestici."*1).
Come non essere d'accordo con ci ha scritto queste sagge parole, dopo aver sperimentato, più e più volte, che il gatto non si fa scegliere, ma sceglie, deliberatamente, con chi convivere?
Due soli episodi, fra i tanti di cui sono stata testimone, comprovano quanto ho appena asserito. Il primo si svolse anni fa, in un vasto parcheggio davanti a un grande negozio. Una mia cugina scorse un piccolo micino randagio. Si chinò, gli fece due carezze, subito imitata da altre due signore, incuriosite alla vista del cucciolo, poi, come fecero anche queste, si allontanò per tornare alla propria autovettura. Non appena ebbe aperto la portiera, il gattino, con un agile balzo, saltò sul sedile e si accovacciò lì. Lei lo prese delicatamente e lo posò sul marciapiede; lui, subito, tornò dentro e si mise disteso. Lei allora lo rimise fuori, parlandogli con dolcezza, ma lui non si diede per vinto. Salì di nuovo sull'auto e, questa volta, quando mia cugina lo prese in braccio un po' spazientita, si abbandonò completamente tra le sue mani, le zampe penzoloni, il capo reclinato, come morto, del tutto spossato e indifeso. E conquistò una casa... Il secondo episodio è accaduto l'autunno passato. Nei giardinetti vicino a casa mia avevo notato quattro piccoli gattini; dopo due settimane, mi accorsi che uno, tigrato, dal pelo in delicate tonalità grigio azzurre, era sparito. Quando vidi il furbacchione stirarsi al sole pallido di novembre, sul davanzale di una villetta, mi fermai ad osservarlo. Si affacciò un'anziana, simpatica signora. "Ha visto," mi disse "questo micio ha deciso di venire a vivere con me". Mi spiegò che per qualche mattina il cucciolo si era fatto trovare sul davanzale, non appena lei aveva schiuso le persiane, ricevendo un'abbondante colazione; un bel giorno il cielo era nuvoloso e la temperatura più rigida del solito: il gattino, non appena lei aveva aperto la finestra per rifocillarlo, era saltato entro casa, le si era strofinato voluttuosamente sulle caviglie, poi si era diretto verso una poltrona e, col fare tranquillo di chi conosce già bene il posto, vi era saltato sopra e aveva chiuso gli occhioni verdi, addormentandosi subito. La signora aveva provato a rimetterlo fuori, ma lui non aveva desistito ed era rientrato per ben due volte con lo stesso sistema, mettendo in scena la stessa pantomima. Adesso i due si adorano e se ne stanno al calduccio anche questa sera, mentre fuori piove, piove, piove...

"Mi era stato detto che l'addomesticamento coi gatti era molto difficile. Non è vero. Il mio mi ha addomesticato in un paio di giorni"
*2)

*1) George Mikes, scrittore ungherese, (1921-1987)

*2) Bill Dana, attore statunitense d'origine ungherese, 1924

Nuova cura per l'Alzheimer: sarà vero?


Segnalo a chi ha una persona a lui cara colpita da Alzheimer una notizia bellissima pubblicata su molti quotidiani: pare che, casualmente, un medico abbia scoperto che un farmaco contro l'artrite reumatoide agisce in modo incredibilmente efficace su questa terribile malattia, causando una regressione dei sintomi.
E' ancora tutto da verificare, ma chissà che non si sia trovata una possibile terapia: tante volte del resto è stato trovato rimedio a mali che parevano incurabili, o quasi, grazie alle leggi poco note del caso...
Eccovi il link dove potrete trovare la notizia (se cliccherete tra qualche giorno, sappiate che è stata pubblicata il 10/1/2008):

http:/www.corriere.it/salute

venerdì 11 gennaio 2008

Piove...

"La terra ha musica per coloro che ascoltano" *1)

Questa mattina mi ha svegliato il titinnìo della pioggia sui vetri, e ho ricordato i temporali estivi della mia infanzia, l'abbuiarsi improvviso del cielo che si stendeva come una coperta sui prati, sui boschi e sulle case, mentre l'aria si faceva più fresca e cominciavano a cadere, lente e pesanti, le prime gocce, a preannunciare scrosci forti e continui da cui bisognava scappare.
Trovavo rifugio sotto il portico della mia casa.
La nonna, quasi subito, mi chiamava per farmi rientrare.
Le ubbidivo malvolentieri, solo per evitare castighi; appena chiusa la porta mi mettevo davanti a una finestra a osservare lo spettacolo dei rami piegati dall'acqua e dal vento mentre la pioggia batteva sui vetri, incessante, la propria canzone... alle volte aprivo, di soppiatto, la finestra, appena un poco, solo per farmi bagnare le mani...

Poi, tutto taceva.
E ricominciavano a cantare gli uccelli e si poteva tornare di fuori e l'aria aveva tutto un altro profumo, di terra e di verde.

L'infanzia ha tempi lunghi, dilatati, perché siamo più attenti a quanto accade. Crescendo, rischiamo di diventare ciechi e sordi, storditi dall'angoscia di un vivere frenetico, dalle nostre paure, dalle nostre nevrosi, dalla necessità di produrre per vivere.
E quella musica, allora, non la sentiamo più.


*1) William Shakespeare

mercoledì 9 gennaio 2008

Terza età e oltre. 15) Pigiamoni

/p
Il mondo degli anziani con problemi di demenza è un universo pressoché sconosciuto, rimosso: parlarne, è un po' come parlare di morte. Le persone ti ascoltano con la faccia tesa (o, in alternativa, con uno sguardo che vorrebbe esprimere partecipazione ed è forzato come quello che si vede spesso ai funerali), e... cercano di scappare via da argomenti che mettono tristezza, fanno paura.

E' normale si reagisca così. Questa società non ammette debolezze e povertà.

Uomini e donne con un bel fardello di anni sulle spalle vengono perennemente proposte come finti giovani che corrono sulle spiagge, ballano il tango con una rosa tra i denti sicuri della tenuta della propria dentiera, spingono nipotini belli e ben vestiti sull'altalena di splendidi giardini, escono da case grandi ed eleganti la sera, con addosso vestiti e gioielli da copertina, certi che il pannolone invisibile tratterrà la loro leggera incontinenza urinaria (e non perdono pipì, come tutti i comuni mortali, ma... perle...), festeggiano compleanni dando ricevimenti da vip o si divertono con un sacco di amici in gamba come loro ballando nei loro saloni coi pavimenti in prezioso parquet... almeno così garantisce la pubblicità. E non parliamo poi degli arzilli vecchietti delle commediole americane, sempre pronti a innamorarsi, attivi come pochi quarantenni, più simili a teenagers che a nonnini...

Accade così che si arrivi a guardare alla terza età, quella vera, come si trattasse di un fenomeno extraterrestre.
Basta visitare una Residenza per anziani per rendersi conto di quanto siamo impreparati all'incontro con gruppi interi di persone vecchie, ognuna con i suoi problemi, le sue particolarità.
Quando poi siamo coinvolti, quando dobbiamo pensare a come assistere nel migliore dei modi chi amiamo ed è colpito da demenza, ci troviamo improvvisamente davanti a problemi pratici che non prevedevamo neppure, senza sapere, spesso, come risolverli.

L'ultima mia scoperta è che esistono i "pigiamoni",
capi utilissimi, alle volte indispensabili, perché gli anziani possano dormire asciutti, senza scoprirsi più o meno volontariamente, la notte, ma che non si trovano facilmente, non certo nei nostri grandi magazzini.

Cosa sono i pigiamoni? Trattasi di tutone simili a quelle che si usano per i neonati, con una cerniera lunga lunga sulla schiena che permette a chi assiste gli anziani di cambiarli con facilità, ma non è accessibile alle mani di chi, magari, svegliandosi la notte un po' confuso, decide che è ora di alzarsi e si spoglia completamente pensando di potersi poi mettere addosso un vestito e andare a fare colazione (ne so qualcosa: mio padre faceva così pressoché ogni notte, verso le tre, canticchiando allegramente o brontolando che aveva fame, a seconda dell'umore...). Detti pigiamoni si trovano nei negozi di articoli sanitari ( e, purtroppo, spesso sono carissimi) o, in alternativa,cercando dei fornitori su Internet: facendo così si può risparmiare parecchio.

Figli e nipoti delle persone colpite da demenza senile devono fare un proprio percorso senza sostegni,senza aiuti.
Non sono periodi facili da affrontare.
Subentrano malinconie, sensi di colpa, paure.
E non si trovano gruppi a cui rivolgersi per avere consigli, per potersi confrontare.
A me, almeno, e a molte persone che ho conosciuto in questi anni, è successo così.
Sarebbe giusto e bello, invece, trovare risposta alle tante domande che sorgono spontanee in certe situazioni, per non sentirsi soli, per avere un po' meno paura di sbagliare.

Charlie Chaplin ha detto che "la vita è una tragedia in primo piano, ma una commedia in campo lungo": quando ci prende lo sconforto, proviamo a cambiare prospettiva, perché spesso questo aiuta moltissimo a ridimensionare tutto...

"La vecchiaia non è poi così male, se considerate l'alternativa" - Maurice Chevalier.

giovedì 3 gennaio 2008

2008. Auguri a chi non ha perso la voglia di fare.


Gli antichi greci trovavano naturale il dolore, naturale la morte.
La sofferenza era parte della vita stessa.
Occorreva, per questo, dare un senso alla propria esistenza e mantenere una giusta misura, ricordandosi che si aveva a disposizione un certo tempo, e non altro.
Il cristianesimo asseriva la morte essere stata causata dal peccato, quindi essa cessava di essere limite per diventare soglia a un'altro mondo, eterno. Dolore ed espiazione si tenevano per mano e così la sofferenza aveva un senso salvifico.
Ogni individuo aveva comunque una sua dignità, in quanto essere voluto da Dio, unico e irripetibile, degno, come tutti, di accedere al Regno grazie alle proprie giuste azioni.
L'ideologìa dominante odierna, deificando il profitto, ponendo sul piedistallo il benessere dato dal denaro, non importa come accumulato, non conosce dignità, non conosce etica.
Spettacolarizza tutto, anche la morte, perché sente poco e ascolta ancora meno, dunque non conosce né riflessione, né dialogo, perché nega l'Altro, guardandolo semplicemente come oggetto in grado di produrre, consumare, dare piacere, assicurare consenso.
Le morti cruente vengono messe sulla scena perché fanno spettacolo e assicurano un pubblico, cosicché gli spazi pubblicitari acquistano valore e si vendono prima e meglio. (Indimenticabile, a proposito, Emilio Fede e la sua gioia nell'annunciare per primo la Guerra del Golfo, nel mostrare i bagliori delle bombe "intelligenti" che esplodevano nel buio di notti lontane...).

Non tutto è così, certo. Fatico a farmi una ragione però dell'alienazione di molti, così forte da far loro accettare senza disgusto i discorsi insopportabili di chi parla di giustizia come fosse qualcosa di superabile e superato, e fa sfoggio delle proprie ricchezze quasi queste gli garantissero l'immunità da ogni colpa.

Non tutto è così, certo. E quando leggo blog di persone intelligenti che non smettono di credere in un cambiamento possibile, quando scopro la ricchezza vera e la vera bellezza di certi libri, quando ascolto persone pensanti (tra cui tanti ragazzi) riflettere insieme e mostrare di non aver perso il senso della misura, il giusto sguardo sulle cose, la voglia di fare, ecco, allora ho ancora voglia di scrivere Felice Anno Nuovo a tutti... abbandoniamo indifferenza, pigrizia e pessimismo e proviamo a sorridere.